Nietzsche è riconosciuto per essere uno dei principali filosofi dell’800, il cui contributo è innegabile. I suoi scritti sono talmente ampi che per lungo tempo e ancora oggi, per molti pensatori, non è possibile ricondurlo ad una sola e conforme linea di pensiero filosofica: non tutti sanno però che Nietzsche stesso, oltre che filosofo, si considerava psicologo. Ovviamente i contributi all’ambito psicologico sono minimi, impliciti, ma è necessario riconoscere che il filosofo tedesco, nelle proprie opere, ha intuito e preceduto molte delle scoperte psicologiche e psicanalitiche che sarebbero state fatte in seguito.

Elenchiamone qualcuna.

L’inconscio

Nietzsche stesso affermò che è impossibile, per l’uomo, essere pienamente consapevole delle proprie facoltà mentali, ovvero di tutti i propri pensieri: questo è un modus cogitandi che al giorno d’oggi non ci sconvolge, ma ai tempi dei primi lettori delle opere del filosofo rappresentava una affermazione sconvolgente, controcorrente, intollerabile per l’uomo perfettamente razionale e padrone di sé.

Le pulsioni interiori

Così non solo Nietzsche intuisce che esiste una vita inconscia nella psiche umana, ma anche che essa è profondamente influenzata da elementi esterni a noi. In << Umano, troppo umano >> egli rivela come l’auto osservazione diretta non sia sufficiente a conoscere sé stessi, ma si rende invece necessaria la storia, in quanto quest’ultima scorre dentro di noi in cento ondate.

Ciò significa che l’uomo non si definisce da sé con l’esperienza diretta, ma è invece formato da molteplici fattori come l’epoca storica, la cultura, l’educazione e le pulsioni.

La sublimazione di queste ultime

Le pulsioni verranno studiate e portate alla luce della scienza, inizialmente da Freud, e solo nella prima metà del 1900.

A tal proposito, la filosofia nietzschiana invita non più a reprimere sotto una moralità arcaica e opprimente le spinte istintive verso il sesso e l’aggressività (che ci rendono simili ad animali e per questo erano considerate delle malvagità) ma sollecita invece a comprenderle e a riconoscere la loro esistenza, purché possano essere sfogate in delle attività socialmente accettate e condivise.

L’uomo deve conoscere le proprie pulsioni e sfruttarle per il compimento e raggiungimento di un obiettivo singolare, attuo alla crescita dell’uomo: si riconduce anche a questo il concetto di volontà di potenza, intesa come la capacità dell’uomo di superare sé stesso e comporre l’oltreuomo.