L’obesità è considerata da molti studiosi l’epidemia del nuovo millennio, caratterizzato da una società consumistica e ricca. Proprio un paio di anni fa, l’OMS, ovvero l’Organizzazione Mondiale della Salute, ha statisticamente dichiarato che l’obesità infantile tocca i 41 milioni di bambini. Questo dato ha fatto scattare un campanello d’allarme nei ricercatori, i quali avevano stimato che negli anni precedenti il problema si stesse stabilizzando se non ritirando, soprattutto negli Stati Uniti. Eppure, dal 2014 al 2016 si stima che il grave sovrappeso in bambini dai due ai cinque anni sia aumentato dal 9% al 14%.
Da cosa dipende, dunque, l’attuale crescita e diffusione a macchia d’olio dell’obesità?
Il contesto
I fattori coinvolti, con un ruolo decisamente attivo, nello sviluppo della patologia sono molteplici. Una famiglia con un reddito basso ha, per esempio, il doppio delle probabilità di una famiglia agiata di riscontrare problemi di peso. Come spiega Asheley Cockrell Skinner, epidemiologa della salute pubblica all’Università di Duke, abitare in un quartiere popolare può spesso risultare disagiante per l’attività fisica: un marciapiede sicuro in cui camminare o andare in bici, spazi verdi affidabili in cui giocare fanno la differenza. Ciò non significa, ovviamente, che il problema si estenda solamente alle fasce di popolazione più povere e nei quartieri meno sicuri: con l’avvento della nuova era digitale, un numero sempre maggiore di bambini è lasciato davanti alla televisione per ore.
I genitori o non sono presenti o, a causa del lavoro che impegna energie e tempo, preferiscono adottare una soluzione semplice e veloce per fare stare tranquilli i propri figli. I bambini perdono l’interesse per l’esplorazione dell’ambiente, che è una tappa fondamentale nella prima infanzia: la scoperta dell’ignoto. Attraverso l’interazione con ciò che lo circonda il bambino impara a vedere il mondo, ma anche a comunicare con gli altri.
La televisione o mass media più recenti come lo smartphone – che molti genitori erroneamente “prestano” al bimbo per giocare – rappresentano per una mente assorbente, citando la pedagogista e medico Maria Montessori, e desiderosa di apprendere un messaggio allettante, colorato e vivace. Purtroppo tanta sedentarietà non è benefica per il corpo: bisogna insegnare ai più piccoli ad uscire in giardino, sporcarsi le mani, correre e giocare, invece che rimanere seduti in salotto.
Mangiare male
Un altro fattore incisivo, che accompagna spesso l’abitudine sedentaria, è la malnutrizione. Quest’ultima a sua volta può dipendere da altri elementi, come ad esempio una mancata educazione alimentare oppure un’iperprotezione, ovvero l’incapacità dei genitori di dire no ai propri bambini, andando a soddisfare ogni capriccio. La malnutrizione viene, in età infantile, trasmessa dai genitori: un adulto che non mangia in modo salutare, spesso non sarà in grado di fornire un’alimentazione alternativa rispetto a merendine, cibi precotti e surrogati. A contrastare quest’abitudine dannosa ci prova l’iniziativa di varie scuole primarie, le quali si impegnano per offrire frutta e pasti salutari ai propri alunni, ma perché ciò funzioni vi deve essere continuità e collaborazione tra l’istituzione educativa e la famiglia.