“Ho già visto questa scena”. Chi non l’ha mai detto? Chi non si è ritrovato davanti ad una situazione con la strana sensazione di averla già vissuta? Sensazione, è questa la parola chiave che racchiude il fenomeno del déjà-vu [VIDEO]. Il déjà-vu è un’esperienza che ha un che di mistico e proprio per questo ha trovato, nel corso degli anni, delle spiegazioni fuori dalle righe, dal tocco magico e anche irrazionale. Si parla di ricordi che provengono da una vita passata, di rievocazioni di esperienze oniriche, di premonizioni future addirittura. Questo perché la sensazione di avere già vissuto una situazione è talmente forte da sembrare reale, da farci credere davvero che, sì, in qualche momento della nostra vita quella scena è già avvenuta.

Il problema è che non ne abbiamo nessun ricordo effettivo ed è in questa mancanza che trovano spazio teorie più mistiche. Inoltre, ritrovarsi in un posto nuovo con la sensazione di conoscerlo già non fa che alimentare quest’aurea magica che circonda il déjà-vu. Anche se, in questo caso, il termine più corretto da utilizzare sarebbe déjà visité.

Una psicologa, Anne Cleary, ha condotto una serie di ricerche volte a spiegare questo fenomeno, spezzando così il suo incanto e rivelando che la sua spiegazione si ritrova nella memoria e non in una possibile vita passata.

La ricerca e il ruolo della memoria

Anne Cleary riteneva che il del déjà-vu fosse analogo al fenomeno “sulla punta della lingua”. In poche parole, il déjà-vu accade quando la memoria fatica a recuperare delle informazioni.

Per dimostrare questo, Anne Cleary ed i suoi collaboratori hanno creato un disegno di ricerca che prevedeva di far giocare i soggetti ad un video-game, che consisteva nel muoversi in un labirinto, in cui venivano mostrate immagini simili a quelle di un gruppo già presentato in precedenza, inducendo così il déjà-vu. Si è scoperto, poi, che la manifestazione di questo fenomeno risulta particolarmente legata ad una similarità spaziale.

I soggetti che si trovavano davanti ad una situazione simile a quella vista in precedenza, ma che non erano in grado di ricordarla nitidamente, dichiaravano di avere avuto un déjà-vu, dimostrando così l’ipotesi da cui partiva la psicologa. Questa sensazione, per certi versi anche angosciosa, di aver già vissuto un determinato momento non è che uno strumento che la memoria usa davanti alla difficoltà di recuperare informazioni.

Una sorta di avvertimento per l’individuo. Il déjà-vu, allora, nasce da un'incongruenza tra conscio e inconscio: le reminiscenze non sono direttamente percepite e recuperate dalla memoria, ma lo sono dal cervello. Più chiaramente: sembra che il soggetto sia allo stesso tempo consapevole e inconsapevole del ricordo.

Vista l’enorme quantità di dati che la memoria [VIDEO] immagazzina giornalmente, è normale che qualche volta succeda qualche dimenticanza. Spesso, poi, sono gli stessi ricordi che interferiscono con il recupero. Si parla di interferenza retroattiva, quando le informazioni apprese recentemente impediscono l’accesso a informazioni più vecchie; si parla di interferenza proattiva, quando i ricordi passati ostacolano il recupero di quelli più recenti.

Con il déjà-vu si può prevede il futuro?

La premonizione è un altro aspetto che ha da sempre affascinato, quando si parla di déjà-vu. Le persone che lo sperimentano, infatti, spesso dichiarano che oltre la classica sensazione del “ci sono già stato”, provano anche quella di credere di poter predire il futuro. Tale “stranezza” appare meno strana, se si considera quanto riportato sopra. Se il déjà-vu non è altro che un’esperienza già provata, allora è facile sentire di “sapere come andrà dopo”. Anna Cleary, però, ha dimostrato che è solo una sensazione e che è anche infondata. Ai soggetti che, giocando al video-game del labirinto, provavano il deja-vù, veniva chiesto poi verso quale parte sarebbero dovuti andare.

I risultati? Un cinquanta e cinquanta. Ovvero, la stessa probabilità che avrebbero avuto se avessero risposto a caso. L’idea di essere in grado di prevedere quanto avverrà dopo, allora, è solo un’illusione.