tonno contaminato: è davvero allarme? La risposta giusta è probabilmente "No". Tuttavia, gli ultimi fatti di cronaca possono rappresentare l'occasione giusta per rammentare ai cittadini come diventare consumatori consapevoli, spiegare a quali rischi vanno incontro e cosa occorre sapere quando si va a fare la spesa. Un esercizio quotidiano e quasi di routine, ma dove non bisogna abbassare la guardia. Il Ministero della Salute e tutti gli organi a esso connesso in linea di massima rappresentano un ottimo strumento di informazione e tutela rispetto a ciò che arriva sulle tavolo, ma a volte, a giudicare da ciò che accade i controlli non bastano.
Tonno contaminato: i fatti
L'attualità racconta di due coniugi che sono finiti in ospedale per aver consumato del tonno fresco acquistato in una pescheria di Torino. Il pesce arrivava dalla Spagna e ha condotto ad un'intossicazione dei due per via della presenza di istamina: per risolvere la situazione sono stati sottoposti a terapia cortisonica e anti istaminici. Si è trattato di un'autentica beffa per gli organi di controllo del territorio, alla luce del fatto che proprio per i rischi che comporta la catena del freddo si riserva al pesce importato la massima attenzione.
Il tonno proveniva dalla Spagna e ha rappresentato il primo caso annuale in Piemonte, ragione per cui non è lecito parlare di allarme.
La cattiva conservazione del tonno ha generato una presenza di istamina addirittura sei volte superiore alla media ed ha generato nei coniugi la così detta "sindrome sgombroide", i cui sintomi in genere sono rappresentati da prurito e arrossamento cutaneo, mal di testa, crampi addominali, nausea e diarrea.
La tossina incriminata non sparisce neanche dopo la cottura e un pesce contaminato è destinato a restare tale anche da cotto.
Contaminazione del tonno: in Italia si è protetti?
La sindrome sgombroide, ad un certo punto, è stata ribattezzata "mal di sushi" in concomitanza con il boom del pesce crudo di tradizione orientale. La si definisce così in maniera un po' imprecisa, dato che non è che la diretta conseguenza della pessima conservazione del pesce che arriva sulle tavole.
Affinché l'istamina resti solo un'ipotesi eventuale e non una realtà concreta occorre assicurarsi di acquistare il pesce solo dove si ha la certezza che sia rimasto sufficientemente al fresco: su un letto di ghiaccio o in celle ben refrigerate. In generale in paesi come la Spagna i casi di sindrome sgombroide risultano essere molto più diffusi che in Italia, a dimostrazione alle latitudini l'attenzione è più alta. Conviene, però, non abbassare la guardia ed evitare i luoghi dove viene venduto pesce esposto a temperatura ambiente. Con la speranza, ovviamente, che il trasporto sia avvenuto con i dovuti accorgimenti.