Le persone depresse, in questi ultimi anni, sono aumentate in modo esponenziale e secondo le statistiche più di undici milioni di italiani, quotidianamente, assumono farmaci antidepressivi per cercare di tenere a bada questa subdola malattia. Sono allarmanti i dati emersi dall’Agenzia per il farmaco in Italia. A livello globale l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima il problema intorno al 4,4 per cento della popolazione globale riconducibile a circa trecento milioni di persone colpite da problemi legati alla Depressione.

Depressione: la malattia che ancora si nasconde

Sdraiarsi sul lettino dello psicologo farebbe ancora molta paura, creando non poche difficoltà per il paziente, restio a chiedere aiuto. Secondo i dati emersi, infatti, circa il 50 per cento delle persone depresse tende ad affrontare da sola il problema e a giudicare inutile il trattamento dallo specialista. Molte sarebbero le scuse per non affrontare seriamente la difficoltà, rifugiandosi, molto spesso, in problemi legati ai costi, alla mancanza di tempo, ecc. Ma in realtà, il ‘costo’ maggiore sarebbe da ricercare soprattutto nell’estrema difficoltà che il paziente vive nell’ammettere a se stesso il proprio malessere.

Cure ‘fai da te’ per la depressione: il consiglio degli esperti

Il problema della depressione riguarda un numero sempre più crescente di uomini, donne e spesso anche adolescenti per i quali il vivere quotidiano diventa un sistematico disagio. Questa oscura ‘malattia dell’anima’ non ha sesso, non ha età e coinvolge tutte le classi sociali e spesso si traduce, come testimoniano i recenti episodi di cronaca nera, in un aumento dell’aggressività nei confronti di se stesso e di chi appartiene alla sfera affettiva e sociale.

Spesso si ricorre a farmaci che da soli, secondo gli specialisti, aiuterebbero molto poco, soprattutto nel caso di patologie legate alla depressione. Più efficace, secondo gli esperti, sarebbe la terapia e l’aiuto da ricercare nel rapporto interpersonale tra il paziente e il medico specialista. Ma la nota dolente risiede anche nei costi che, anche in questo caso, discrimina chi ha la malattia e non può curarsi.

Infatti, l’iter del servizio sanitario nazionale prevede che il paziente si rivolga al suo medico di famiglia, e sarà solo lui a decidere se effettivamente la persona necessita di uno specialista gratuito. Le casistiche, purtroppo, allo stato attuale non favoriscono il malato: solo nel 40% dei casi la diagnosi dei medici di base risulta corretta e di conseguenza solo la metà dei pazienti può riceve un trattamento adeguato al problema.