La ricerca medica si dimostra sempre molto attiva per quanto riguarda gli studi sui tumori. In questo senso l'Università australiana di Melbourne ha pubblicato uno studio sulla rivista Nature Medicina, che fa luce sui meccanismi attraverso cui si sviluppano le cellule tumorali. Ma andiamo ad analizzare più nello specifico quanto hanno scoperto i ricercatori.
Geni e tumori
I ricercatori, in particolare, hanno scoperto che, in tutto il mondo, almeno la metà delle forme tumorali si deve a un difetto di funzionamento del gene P53. Questo gene, quando funziona normalmente, è in grado di fermare lo sviluppo del linfoma e quello di altre patologie tumorali.
Il gene P53, però, per svolgere questa fondamentale ed importante attività nella prevenzione dei tumori, ha bisogno di avere degli alleati. Questi alleati non sono altro che un gruppo speciali di geni che hanno il compito di riparare li DNA, la cui presenza è fondamentale per far sì che anche il gene P53 possa funzionare correttamente.
In particolare, si è scoperto in che modo tale gene riesce a prevenire la crescita dei tumori. Gli autori della ricerca hanno messo in evidenza che il gene MLH1 avrebbe la funzione di riparare il Dna e far sì che P53 possa prevenire l'insorgere di linfomi a cellule beta. Con queste informazioni in più, relative ai meccanismi di crescita dei tumori, i medici potrebbero essere in grado di calibrare meglio le terapie a disposizione per la cura dei tumori.
Ad esempio, sapere che MHL1 aiuta il gene P53 nell'eliminare le cellule tumorali può aiutare i medici a formulare diagnosi più precoci e a somministrare farmaci più sicuri e su misura per i pazienti. Dallo studio è emerso che quando il gene MLH1 non è presente, P53 non è in grado di funzionare correttamente, ciò fa sì che il linfoma non trovi alcuno ostacolo nella propagazione all'interno dell'organismo.
In caso di riattivazione, invece, la progressione del tumore viene arrestata. Pertanto i pazienti che presentano un tumore in cui il gene MLH1 è attivo, possono beneficiare di una diagnosi in tempi più stretti e di una terapia più mirata. In questo senso Ana Janic, uno degli autori della ricerca, ha spiegato che se un paziente fosse affetto da un linfoma che presenta una mutazione che impedisce la riparazione del Dna, in questo caso i medici potrebbero evitare alcuni trattamenti che andrebbero a danneggiare ulteriormente il Dna, come ad esempio la chemioterapia, in quanto potrebbe sortire l'effetto di rendere il tumore ancora più aggressivo.
Nuove prospettive
All'attenzione dei ricercatori vi sono il cancro al colon e al pancreas in quanto il gene P53 risulta mutato in circa il 70% di questi due tumori, pertanto la scoperta potrebbe portare a comprendere meglio questa tipologia di malattie. Si tratta indubbiamente di un nuovo capitolo della medicina nella lotta contro i tumori, una lotta che risulta ancora tutta da scrivere. L'obiettivo ambizioso che si prefiggono gli autori della ricerca è quello di individuare tutti i geni alleati del P53 utili nel frenare l'avanzata dei tumori.