L'insulino-resistenza (ridotta tolleranza al glucosio) è una condizione metabolica che si presenta sia negli adulti che nei più giovani (bambini e adolescenti) e può portare all'obesità, allo sviluppo del diabete di tipo 2 e a malattie cardiovascolari.

Si indaga tuttora sulle cause, e si cercano segnali nella composizione corporea che possano prevenirne la comparsa.

I ricercatori dell'Università di Verona, in un lavoro pubblicato sulla rivista "European Journal of Clinical Nutrition" nel settembre 2018, firmato dai professori Maffeis e Morandi, hanno esaminato, in bambini obesi e insulino-resistenti, un accumulo di grasso nell'addome, in particolare nell'area attorno ai visceri (grasso viscerale), nel fegato e nei muscoli (altro grasso ectopico).

I bimbi oggetto dello studio, sottoposti a biopsia del tessuto adiposo sottocutaneo, mostravano uno stato infiammatorio del tessuto (ipertrofia degli adipociti, iperproliferazione dello stroma e infiltrazione di macrofagi). Gli studiosi hanno dimostrato che quest'infiammazione innesca il deposito di grasso in altri distretti, mediante rilascio di acidi grassi circolanti che arrivano anche al fegato (fegato grasso) e all'addome (grasso viscerale) e conduce alla riduzione della tolleranza al glucosio.

La circonferenza addominale superiore alla norma misurata nei bambini, predittiva di concentrazione di grasso viscerale, può dunque rappresentare un marker già nel periodo della pubertà per prevenire insulino-resistenza e obesità.

Insulino-resistenza e grasso viscerale

Le evidenze epidemiologiche degli ultimi 20 anni hanno associato l'obesità all'insulino-resistenza e la perdita di peso all'insulino-sensibilità sia nei bambini che negli adulti.

Il tessuto adiposo viscerale è stato riconosciuto per lungo tempo strettamente coinvolto nell'induzione dell'insulino-resistenza e della sindrome metabolica (combinazione di ipertensione, grasso viscerale, ipercolesterolemia) negli adulti, poiché, a differenza del grasso sottocutaneo, produce sostanze infiammatorie (citochine e adipochine) che diminuiscono la sensibilità del corpo all'insulina.

Recentemente, l'accumulo di grasso viscerale è stato correlato inversamente all'adiponectina, un ormone sensibilizzante l'insulina e, al contrario, è stato associato direttamente all'IL-6, marker di infiammazione sistemica e all'insulino-resistenza, calcolato con l'indice HOMA da insulina e glicemia a digiuno.

Studio clinico

Nei soggetti adolescenti obesi e insulino-resistenti dello studio, mediante tecniche di genomica e proteomica, i ricercatori veronesi hanno osservato la presenza di alcuni loci genetici nel tessuto adiposo sottocutaneo, implicati nell'attivazione dell'inflammasoma e della formazione del grasso viscerale e epatico.

L'adozione di una dieta sbilanciata, invece, è stata accertata come fattore di rischio non genetico, in grado di indurre la formazione di grasso viscerale e epatico. In particolare, un'alimentazione povera di acidi grassi polinsaturi (omega3) contenuti in pesce e uova, ricca di fruttosio (mele, pere e banane tra i frutti che ne contengono di più) e acidi grassi saturi (burro, formaggi, salsicce di suino) favorisce la formazione di grasso addominale nei soggetti predisposti.