Il vaccino terapeutico italiano messo a punto dalla ricercatrice italiana Barbara Ensoli potrebbe consentire ai pazienti sieropositivi (che hanno contratto il virus Hiv) di controllare l'infezione, sospendendo i farmaci per un certo periodo di tempo.
Vaccino terapeutico italiano contro il virus dell'Hiv: i risultati
È quanto emerge dal follow-up che ha avuto una durata di 8 anni. I pazienti sono stati immunizzati col vaccino terapeutico Tat che è stato realizzato dal gruppo di ricerca guidato da Barbara Ensoli, che dirige il centro nazionale sull'Hiv Aids dell'Isituto Superiore di Sanità.
Il vaccino, somministrato ai pazienti che sono in cura con la terapia anti-retrovirale, ha diminuito in maniera significativa il cosiddetto serbatoio di virus latente. La terapia anti-retrovirale (cART) in effetti ha innovato in maniera radicale la lotta all'infezione dell'Hiv. Tuttavia il limite di questi farmaci, a cui si deve la sopravvivenza di milioni di malati nel mondi, deriva dal fatto che non sono in grado di determinare l'eliminazione completa del virus dall'organismo, in quanto l'Hiv continua a rimanere silente in alcune cellule infettate sotto forma di Dna virale. Pertanto accade che periodicamente il virus latente torni a replicarsi, per cui se la terapia anti-retrovirale viene interrotta, l'infezione riprende.
Ed è per questo motivo che i pazienti sieropositivi devono seguire questa terapia per tutta la vita. A tutt'oggi quindi l'eradicazione totale dell'infezione non è possibile.
Vaccino anti-tat: le applicazioni
Il vaccino italiano nei test condotti su pazienti in terapia anti-retrovirale, ha ridotto questo serbatoio del virus. La riduzione del virus latente, che è in grado di rimanere nascosto nelle cellule anche per tutta la vita del paziente, inattacabile dalla stessa terapia anti-retrovirale, ottenuta con la somministrazione del vaccino, rappresenta indubbiamente un passo in avanti importante.
Tuttavia il prossimo obiettivo dei ricercatori è capire se i pazienti vaccinati possano controllare il virus senza fare ricorso ai farmaci. Bisognerà verificare quindi se la sola vaccinazione di per sé, senza l'ausilio dei farmaci, possa impedire la replicazione del virus. Un altro effetto positivo derivato dalla sperimentazione del vaccino riguarda l'incremento delle cellule immunitarie T CD4, la cui progressiva diminuzione è causa dell'Aids.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in immunology.
Aids: Acquired immune deficiency sindrome
L'Aids, ovvero la sindrome da immunodefiicenza acquisita, consiste in un progressivo indebolimento del sistema immunitario, a causa del virus Hiv. L'organismo diventa quindi sempre più vulnerabile a virus e batteri. La sindrome da immunodeficienza acquisita viene riportata per la prima volta nella letteratura medica nel 1981. L'Hiv è un virus a Rna, che appartiene alla famiglia dei retrovirus. Le cellule bersaglio dell'Hiv sono i linfociti T di tipo CD4, che sono fondamentali per difendere l'organismo da tumori e infezioni provocate da batteri, virus, protozoi e funghi. Lo stato si sieropositività può durare diversi anni, fino a quando la malattia può essere diagnosticata clinicamente per la presenza di alcune infezioni opportunistiche, che normalmente non sono presenti nelle persone sane.
Il primo farmaco antitretrovirale, la zidovudina (Azt) è stato introdotto nel 1987. Nel 1997 invece sono stati scoperti nuovi farmaci anti-retrovirali, gli inibitori della proteasi. Negli ultimi anni si sono aggiunte altre classi di farmaci anti-retrovirali. Tuttavia le terapie attualmente esistenti non portano alla guarigione dall'infezione, ma sono efficaci nel tenerla sotto controllo.