Due studi a lungo termine, condotti sul digiuno intermittente, hanno rivelato che questo metodo nutrizionale può accentuare la perdita del grasso, ma non è noto se questo beneficio sia mediato da un incremento della spesa energetica o da una diminuzione dell’assunzione di cibo.

I ricercatori del Centro di Ricerca Biomedica Pennington, a Baton Rouge in Louisiana, hanno investigato per la prima volta sull’ipotesi che il tempo di assunzione degli alimenti possa influenzare il metabolismo energetico oppure l’appetito.

Sono stati reclutati due gruppi di pazienti in sovrappeso: uno mangiava tre pasti in 6 ore, dalle 8 del mattino alle 2 del pomeriggio; l’altro, di controllo, tre pasti in 12 ore, dalle 8 del mattino alle 8 di sera per soli 4 giorni.

Al quarto giorno venivano misurati la spesa energetica di 24 ore mediante calorimetria indiretta e gli ormoni dell’appetito dopo prelievo ematico.

I risultati mostravano che l’alimentazione in 6 ore non influenzava la spesa energetica. Si abbassavano, però, i livelli di grelina (ormone della fame) al mattino e aumentavano, alla sera, i livelli dell’ormone della sazietà PYY, l’ossidazione dei grassi e la perdita di massa grassa.

Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Obesity, in agosto.

Influenza dei ritmi circadiani

Il nostro sistema circadiano orchestra il metabolismo in un ciclo di 24 ore, coinvolgendo spesa energetica, appetito, insulino sensibilità e altri processi metabolici.

Molti di questi includono anche l’effetto termico degli alimenti il cui picco è tra la mattina e mezzogiorno.

L’energia spesa nel metabolizzare le calorie ingerite è maggiore nella mattinata, secondo i ritmi circadiani.

Gli studi su animali e uomo hanno dimostrato che mangiare fuori da questi ritmi (ad esempio durante la notte, quando in realtà si dovrebbe riposare), promuove il guadagno di peso e la disfunzione metabolica.

Al contrario, mangiare in sincronia con i ritmi circadiani riduce il peso corpo e migliora la Salute metabolica.

Studio clinico

I partecipanti, in età compresa tra 20 e 45 anni e un BMI (indice di massa corporeo) tra 25 e 35 kg/m2, venivano suddivisi in un gruppo che riceveva i pasti alle ore 8:00, 11:00 e 2:00 del pomeriggio e uno di controllo che seguiva un’alimentazione di routine, alle 8:00 del mattino e alle 2:00 e 8:00 del pomeriggio.

I tre pasti normocalorici contenevano 50% di carboidrati, 35% di grassi e 15% di proteine; nessun altro alimento o bevanda veniva somministrato, ad eccezione di caffè senza caffeina e bevande non caloriche.

L’assunzione, ristretta in un tempo circoscritto, aumentava l’ossidazione dei grassi in 24 ore, ma non la spesa energetica.

Allineare l’assunzione degli alimenti secondo i ritmi circadiani può essere una strategia potente per ridurre l’appetito e la perdita di peso.

Gli effetti di miglioramento del metabolismo riscontrati con questo metodo nutrizionale possono ridurre il rischio di obesità e di diabete di tipo 2.