Una ricerca americana, l’ultima in questo campo, appena pubblicata su Aging Cell, ha dimostrato che la riduzione del flusso di sangue a livello cerebrale, fenomeno tipico negli anziani, è alla base della disfunzione cardiovascolare e del declino cognitivo. Alzheimer e aterosclerosi possono essere contrastati dalla rapamicina, un inibitore naturale di mTOR.

Riduzione del flusso sanguigno

È questa la chiave di lettura alla base di processi dell’invecchiamento, tipo disfunzione cerebrovascolare (Alzheimer e declino cognitivo) e compromissione cardiovascolare (aterosclerosi).

Processi tipici nelle fasi più avanzate della nostra vita i cui meccanismi, tuttavia, non sono ancora ben chiari.

Era stato già descritto il ruolo della rapamicina, un inibitore naturale di mTOR, nel controllo della progressione di malattie conseguenti una compromissione vascolare.

In uno studio appena pubblicato su Aging Cell, primo autore Candice E. Van Skike, un team di ricercatori americani ha voluto dimostrare il rapporto tra deterioramento vascolare e disfunzione cardiovascolare e declino cognitivo, applicando su dei modelli murini delle tecnologie d’avanguardia, basate su imaging funzionale, approcci biochimici e immunoistochimici.

Questa ricerca voleva dimostrare se mTOR svolgesse un ruolo nelle disfunzioni appena descritte.

Ebbene, i ricercatori hanno dimostrato che una inibizione cronica di mTOR, ad esempio somministrando rapamicina, migliora sia i deficit di apprendimento che la memoria. Inoltre, sempre su modelli di ratti anziani di laboratorio, è stato osservato un ripristino della perfusione cerebrale. Analisi morfometriche e biochimiche dell’ippocampo e della corteccia cerebrale hanno dimostrato che è proprio una iper-attivazione di mTOR a determinare il declino cognitivo tipico della terza età, portando ad una riduzione della densità sinaptica e vascolare durante l'invecchiamento.

Su questa evidenza, è del tutto ovvio che inibire mTOR porterebbe a dei miglioramenti a livello cerebrovascolare e cardiovascolare con effetti positivi sull’Alzheimer e sull’aterosclerosi, rispettivamente.

Sirolimus o Rapamicina

Un inibitore noto e poco tossico di mTOR è il sirolimus. Si tratta di un antibiotico naturale prodotto da un batterio (Streptomycs hygroscopicus) isolato da un campione di terra proveniente da Rapa Nui (Isola di Pasqua) e per questo chiamato anche rapamicina.

Questa sostanza blocca una chinasi, mTOR (mammalian Target Of Rapamycin) che regola la crescita, la proliferazione e la sopravvivenza delle cellule. Somministrata a ratti anziani, riesce a contrastare il declino cognitivo, ripristinando i collegamenti sinaptici in parte compromessi, e ad aumentare anche la vita media di questi animali (circa 20%). Si tratta di un farmaco (Rapamune) di proprietà Wyeth Pharmaceuticals, già approvato dalla FDA nel 1999 come immunosoppressore, per prevenire il rigetto degli organi in caso di trapianti.

Negli anni successivi i ricercatori avevano scoperto altre funzioni biologiche della rapamicina come la modulazione sia della funzione immunitaria che dei processi infiammatori.

Sull’uomo non esiste ancora una letteratura clinica consolidata a favore dell’attività anti-invecchiamento (anti-aging) della rapamicina. Quello che è stato osservato che a dosi elevate il farmaco ha un’azione immunodepressiva, e per questa è stata approvata, come detto sopra. Ma se somministrato a dosaggi molto più bassi, il farmaco avrebbe un’azione immunostimolante.

Studi clinici condotti negli ultimi anni, come quello effettuato nel 2018 (E. Kraig; Experimental Gerontology) su adulti sani di età superiore a 70 anni, una somministrazione giornaliera di rapamicina, per almeno 8 settimane, aveva portato a degli effetti collaterali lievi a carico del tratto gastrointestinale, cutaneo e gengivale.

Ma nessuna interferenza su funzione immunitaria, sensibilità all'insulina, secrezione dell’insulina e glicemia. Tutti effetti che possono essere eliminati seguendo cicli di somministrazione, quindi prevedendo dei periodi di sospensione (2019, Dumas & Lamming, The Journals of Gerontology).

È davvero sorprendente che, nonostante queste inconfutabili evidenze precliniche sugli effetti anti-Alzheimer e altri vantaggi sul sistema cardiovascolare e cognitivo, la rapamicina o altri inibitori mTOR non siano stati ancora estesamente studiati clinicamente.

Uno studio clinico (RT B101) viene condotto da una biotech di Boston, chiamata resTORbio, i cui risultati sono attesi per il prossimo anno. Joan Mannick, cofondatore della società, ha preso in esame un analogo della Rapamicina usato come anticancro, per valutarne gli effetti sull'invecchiamento.

C’è solo da augurarsi che questa lacuna venga colmata il prima possibile perché la rapamicina potrebbe rappresentare una validissima soluzione farmacologica per tanti anziani colpiti da Alzheimer, declino cognitivo e aterosclerosi.