Ne avevamo già parlato su questo giornale. Nel 2016 Aducanumab ((BIIB037) si guadagna la copertina di Nature come la prima soluzione terapeutica efficace nel bloccare il declino cognitivo nei pazienti colpiti da Alzheimer. A marzo di quest’anno l’annuncio sorprendente di Biogene Inc, azienda sponsor di due studi clinici di Fase III dell’anticorpo, per la decisione di interrompere la sperimentazione in quanto i primi risultati dei due trials erano inferiori alle attese. Ora l’azienda ha comunicato che, dopo una rilettura dei risultati clinici, si è convinta dell’efficacia di questa terapia e per questo, a gennaio, chiederà alla FDA l’approvazione di Aducanumab.

Pit-stop prima della volata finale

Aducanumab è un anticorpo monoclonale umanizzato anti beta-amiloide, sviluppato da Neurimmune, poi dato in licenza a Biogen Inc che, a partire da ottobre 2017, lo sta sviluppando insieme a Eisai.

Dopo anni di sperimentazione clinica su pazienti con Alzheimer, sei mesi fa due trial clinici vengono interrotti in fase avanzata, proprio per volontà delle aziende impegnate nello sviluppo. Si tratta dello studio EMERGE (1638 pazienti) e dello studio ENGAGE (1647 pazienti), entrambi di Fase III, multicentrici, randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo, su gruppi paralleli che hanno valutato l’efficacia e la sicurezza, a due diversi dosaggi, di aducanumab.

Ad una prima lettura, i risultati parziali sembravano dare poche speranze ai pazienti. La notizia aveva lasciato nello sconforto i tanti pazienti che vedevano in questa terapia l’unica possibile soluzione ai loro problemi di decadimento cognitivo.

Ora, il 22 ottobre, dopo un’attenta rilettura di tutti i risultati dello studio clinico di fase III – EMERGE – in particolare sul gruppo di pazienti trattati ad un dosaggio più elevato di Aducanumab, la Biogen ha dichiarato che lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario.

Si è osservata una riduzione significativa del declino cognitivo dei pazienti. Per questo, dopo una serie di confronti con l’ente regolatorio statunitense, e dopo aver analizzato i risultati anche del secondo studio clinico di fase III – ENGAGE - all'inizio del prossimo anno il dossier Aducanumab approderà alla FDA per la richiesta di approvazione.

Ma quali sono i miglioramenti osservati nei pazienti? Memoria, orientamento, linguaggio ma anche una migliorata capacità di svolgere attività domestiche e di muoversi in autonomia, fuori casa.

Ma c’è chi dice no

Non mancano gli scettici sull'efficacia di questa terapia. L’Alzheimer rappresenta il 60-70% dei circa 50 milioni di casi di demenza stimati a livello mondiale e disporre di una efficacia terapia vuol dire assicurarsi un business dell’ordine di miliardi di dollari. Per questo, un farmaco come Aducanumab, sebbene siano carenti i risultati, c’è tutto l’interesse a farlo approvare. Ne è convinto Baird Brian Skorney, analista biotecnologico, che ritiene poco probabile l’approvazione da parte della FDA.

Le aziende sponsor faranno parecchia fatica a convincere i regolatori che quello che loro definiscono efficacia altro non è che una osservazione casuale.

Eppure la nuova analisi dei dati clinici sembrerebbe a favore di questa terapia anti-Alzheimer. Nello studio EMERGE, i pazienti trattati con un dosaggio più elevato di anticorpo, dopo 78 settimane avevano una riduzione significativa (23%) del declino clinico rispetto al basale. La diagnostica per immagini ha confermato, dopo 26 e dopo 78 settimane, la riduzione del deposito di placca amiloide nei pazienti trattati con aducanumab rispetto a placebo. Dati supportati anche dai livelli di altri biomarcatori nel fluido cerebrospinale.

Anche i pazienti arruolali nello studio ENGAGE, trattati con dosaggi più elevati di anticorpo, hanno dato risposte sovrapponibili a quelli dello studio EMERGE.

I dati epidemiologici sull'Alzheimer parlano di una incidenza del 5% tra gli ultra-65enni che diventano il 20% tra gli ultra-80enni. Un problema con una enorme ricaduta sui costi della sanità di tutti i Paesi, oltre che ad un devastante problema sociale, per chi ne è colpito e per chi le sta vicino.