Durante il bollettino quotidiano dell'12 marzo, il Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ha affermato che il 67% dei pazienti deceduti dall'inizio dell'epidemia da Coronavirus presentava patologie pregresse, lasciando così intendere che il restante 33% fosse esente da malattie precedenti il contagio.

Solo il 67% dei pazienti deceduti presentava patologie pregresse

Quella relativa al numero di contagiati deceduti con precedenti patologie o meno risulta un'informazione decisiva, in quanto se da un lato è necessario non lasciarsi prendere dal panico, dall'altro è importante mostrare la gravità della situazione attuale, evitando pericolose banalizzazioni, che potrebbero portare una parte della popolazione, nello specifico gli under 60 e coloro che sono in buone condizioni di Salute, a prendere sottogamba l'invito a "restare a casa" credendo che il patogeno non colpisca la propria fascia d'età.

Il virologo Burioni: 'Basta minimizzare'

Il virologo Roberto Burioni, stanco di sentire minimizzare le conseguenze del contagio da Covid-19, aveva commentato duramente i precedenti bollettini della Protezione Civile.

"La prossima volta che sentirò usare l'espressione 'è morto con il coronavirus e non per il coronavirus' sfiderò la Protezione Civile a farmi accedere ai dati clinici dei pazienti deceduti, per capire se questa affermazione è vera oppure si tratta di una criminale minimizzazione" aveva dichiarato il virologo.

"Basta minimizzare. Basta minimizzare. Basta minimizzare. Non è più tollerabile questo atteggiamento da parte delle autorità. La gente muore di coronavirus. E per questo dobbiamo fermarlo", afferma Burioni, il quale precisa che esiste una percentuale di pazienti infetti da Coronavirus "che non aveva alcuna patologia pregressa".

L'allarme del rianimatore di Bergamo: 'L'etá dei pazienti in terapia intensiva si sta abbassando'

Anche Ivano Riva, rianimatore dell'ospedale di Bergamo, è stato intervistato nei giorni scorsi sull'emergenza coronavirus dichiarando che "negli ultimi sette giorni l'età media dei pazienti in terapia intensiva si è drammaticamente abbassata.

Abbiamo purtroppo pazienti sani, di 30, 40, 50 anni, che vengono ricoverati e intubati. Quindi bisogna dire chiaramente che il coronavirus, purtroppo, attacca tutte le età. Non c'è più una limitazione e può dare polmoniti interstiziali gravissime a tutte le età".

Dichiarazioni forti, che modificano ulteriormente il quadro iniziale di un virus che colpiva soprattutto persone anziane e con patologie pregresse.

È importante comprendere insomma che stiamo fronteggiando un virus nuovo e imprevedibile, di cui non possiamo prevedere evoluzione e decorso; la prevenzione più importante resta, pertanto, quella di rimanere a casa, un monito che il governo rivolge a tutta la popolazione, indipendentemente dalla fascia di età e dalle condizioni di salute.