L’unica arma in grado di sconfiggere il Covid-19 è un vaccino. Da più parti ne vengono annunciati ma per averne uno a disposizione serviranno ancora diversi mesi. In tutti i centri Covid-19 si stanno così sperimentando farmaci che potrebbero essere di qualche aiuto per i pazienti. L’esperienza finora accumulata, soprattutto in Cina, dove tutto ha avuto inizio, ha permesso di individuare alcuni farmaci, già disponibili in commercio, che potrebbero essere utili allo scopo. Al momento sono impiegati in regime off label (fuori prescrizione) e solo su pazienti molto gravi.

E' il passo che precede l'inizio di una sperimentazione più accurata.

L’antivirale remdesivir

L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) e Gilead Sciences, Inc., società americana di biotecnologia impegnata nella ricerca e commercializzazione di farmaci antivirali, hanno annunciato che presto in Italia inizieranno due studi clinici di Fase 3 all'interno dei centri dove attualmente sono ricoverati molti pazienti con Covid-19.

In prima istanza verrà testato il remdesivir, un farmaco antivirale sviluppato dalla Gilead contro l’ebola. Questo farmaco è stato già impiegato in Cina, in modalità off label (fuori prescrizione autorizzata), e ad uso compassionevole (su pazienti gravi, che non rispondevano alle altre terapie) dove ha dato qualche risultato soddisfacente.

Ma ora, proprio nel nostro Paese, si è deciso di razionalizzare un eventuale protocollo clinico con cui prescrivere il farmaco nei casi di Covid-19.

Lo studio verrà condotto inizialmente in cinque centri clinici: l’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, l’Ospedale Sacco di Milano, il Policlinico di Pavia, l’Azienda Ospedaliera di Padova e l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma.

A seguire, di intesa con l’AIFA, verranno individuati altri centri clinici, sempre nelle regioni con maggior numero di casi positivi al Coronavirus. Il farmaco verrà somministrato a due gruppi di pazienti con polmonite da Covid-19, il primo associato a compromissione della funzionalità respiratoria, e il secondo senza compromissione respiratoria.

I risultati aiuteranno a stabilire lo “standard of care” per questa specifica indicazione clinica.

L’antinfiammatorio tocilizumab

Il tocilizumab invece è un anticorpo monoclonale umanizzato sviluppato da Hoffmann-La Roche, in grado di legare e bloccare una specifica interleuchina, la IL-6. Questa citochina si libera in grosse quantità nei processi infiammatori come l’artrite reumatoide, l’artrite idiopatica giovanile sistemica e la poliartrite idiopatica giovanile. È un immunosoppressore approvato proprio per queste forme di artriti.

Sempre in Cina, questo farmaco è stato somministrato a 21 pazienti affetti da Covid-19. Anche in Italia, negli ultimi giorni, proprio sulla base dei risultati osservati dai colleghi cinesi, a Napoli l’Azienda Ospedaliera dei Colli (Ospedale Monaldi), in collaborazione con la Fondazione IRCCS Istituto nazionale dei tumori Fondazione Pascale, ha deciso di somministrare questo anticorpo in alcuni pazienti con Covid-19.

I risultati riportati dai medici cinesi, così come quelli che si stanno osservando sui pazienti italiani, sono di un miglioramento del quadro clinico già dopo 24-48 ore dall’unica infusione di tacilizumab.

Ora, la filiale italiana della multinazionale svizzera metterà a disposizione gratuitamente, per il periodo di emergenza, per tutte le Regioni e per i centri clinici che ne faranno richiesta, il tacilizumab. Di intesa con l’AIFA, inizierà poi uno studio clinico per valutare l’efficacia di questo anticorpo antinfiammatorio nei pazienti colpiti da Covid-19. È bene precisarlo che non si tratta di un farmaco antivirale bensì di un adiuvante che potrebbe essere utile nella gestione della malattia.

In questi giorni di grande crisi sanitaria, a causa di una pandemia che ci ha sorpresi indifesi e vulnerabili, i clinici stanno insomma testando vari farmaci. Non solo questi. Troppo presto per dire quali saranno giudicati utili nel Covid-19. Da segnalare anche il camostat mesilato, che agisce con un meccanismo specifico, ovvero sia bloccando una proteina (proteasi TMPRSS2) che favorisce la penetrazione dei virus nelle cellule. Questo farmaco lo stanno studiando in Germania, all’Università di Gottingen.