Una corsa contro il tempo ma anche la possibilità di assicurarsi un business milionario. È questa la sfida che vede in campo aziende biotech di mezzo mondo e diverse multinazionali farmaceutiche. Uno sforzo senza precedenti per far fronte ad un virus che, come non mai nella storia moderna, ha messo sotto scacco l’intera umanità. Ad oggi si stima siano una novantina i vaccini in sviluppo contro questo Coronavirus, e immense sono le risorse finanziarie che si stanno allocando su questo tema.

Commissione UE, Bill Gates e tanti altri

La presidente Ursula von der Leyen ha annunciato che la Commissione UE stanzierà un miliardo di euro, la Germania contribuirà con 525 milioni, la Francia con 500 milioni, importo simile arriverà dall’Arabia Saudita.

La Spagna metterà a disposizione 125 milioni e Giuseppe Conte, per il nostro Paese, ha impegnato 140 milioni.

Ovviamente, a coordinare questa immensa macchina è l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che, seppure osteggiata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, trova la stragrande maggioranza dei soggetti pronti a sostenerla. A partire da Bill Gates, il fondatore della Microsoft che, dopo il governo degli Stati Uniti, è il secondo contributore dell'OMS. Negli ultimi 20 anni, insieme alla moglie Melinda, si è dedicato a promuovere iniziative umanitarie diventando uno dei più importanti filantropi del nostro tempo, investendo enormi risorse finanziare in ricerca per trovare soluzioni alle più devastanti pandemie che affliggono l’umanità.

In occasione del Covid-19, da febbraio il fondatore della Microsoft ha donato 250 milioni di dollari a favore della ricerca per lo sviluppo di test e vaccini. Un contributo che certo non andrà a minare il suo patrimonio da 105 miliardi di dollari che, dopo Jeff Bezos, amministratore delegato di Amazon e proprietario del Washington Post, lo colloca al secondo posto come uomo più ricco al mondo.

Contributi stanno arrivando da varie sottoscrizioni e da personaggi famosi. La cantante Madonna, ad esempio, ha donato un milione di dollari. Ma la lista di chi ha dato un contributo a favore della ricerca o di singoli ospedali o enti, per far fronte a questa pandemia, è davvero lunga.

Già 90 candidati vaccini

Ai tempi del Coronavirus SARS-CoV il primo vaccino fu testato sull’uomo dopo 25 mesi, con la MERS-CoV il vaccino arrivò dopo 22 mesi.

Ora, con la SARS-CoV-2, in pochi mesi sono già sei i vaccini inoculati ai volontari sani su un totale di 90 vaccini in varie fasi di sviluppo, preclinico e clinico.

L’ultimo è il vaccino BNT162, sviluppato da Pfizer e BioNtech, questi giorni somministrato ad una coorte di volontari negli Stati Uniti, per uno studio clinico di Fase 1/2, dopo che la settimana scorsa ha completato un trial equivalente in Germania. Al di là di ogni dubbio, tutto questo segna i progressi della vaccinologia del XXI secolo. E, indipendentemente dai movimenti NO-VAX, per le attuali conoscenze, questa rappresenta l’unica soluzione alle infezioni che minacciano la Salute dell’umanità del nostro tempo.

Ma adesso che biotech e multinazionali stanno proponendo tanti vaccini - ed è bene precisarlo, non tutti uguali ma che sfruttano principi differenti - la domanda che gli esperti si stanno facendo è quali caratteristiche dovranno avere questi vaccini anti-Covid-19 per poter superare i criteri di approvazione da parte dei vari enti regolatori (FDA, EMA, ecc.)?

Su questo punto il dibattito è solo agli inizi ma sarà opportuno che gli esperti si pronuncino nel più breve tempo possibile per evitare di mandare in cenere enormi sforzi e risorse finanziarie su progetti che seguono approcci non condivisi dalla comunità scientifica internazionale.

In Italia

Anche il nostro Paese è in prima linea nello sviluppo di vaccini anti-Covid-19. Senza voler far torto a nessuno, probabilmente il gruppo che è più avanti e l’Advent-IRBM di Pomezia che sta producendo un vaccino sviluppato allo Jenner Institute della Oxford University. Seguito da un accordo siglato negli ultimi giorni con la multinazionale Astra-Zeneca che si occuperà di sviluppo, produzione e distribuzione in caso di approvazione.

Ad oggi il vaccino è stato testato in Inghilterra su 320 volontari, e sono pronti a produrre le prime 100 milioni di dosi entro fine anno. I primissimi dati clinici dicono che il vaccino è sicuro e ben tollerato. Nelle prossime settimane si capirà se è anche in grado di produrre una quantità di anticorpi sufficiente ad assicurare una buona protezione anti-Covid-19.

Sempre a sud di Roma, nel Tecnopolo di Castel Romano, ci sono due aziende biotech impegnate a sviluppare un vaccino, al momento ancora a livello di laboratorio. La ReiThera srl dove Stefania Capone, Direttrice della Ricerca preclinica, ha dichiarato che il loro vaccino è in grado di indurre una forte risposta immunitaria agendo sia nel contrasto al Coronavirus che sulla stimolazione delle cellule T, una duplice risposta che potrebbe rendere il vaccino molto efficiente.

La seconda Biotech è la Takis srl. Lugi Aurisicchio, amministratore delegato della società, ha dichiarato che loro sono partiti subito, appena disponibili le informazioni sul virus. Hanno avviato da subito un’iniziativa di crowdfunding per recuperare risorse finanziarie, e sono riusciti a sviluppare cinque candidati vaccini, partendo dai frammenti del materiale genetico del virus che corrispondono ad altrettante regioni della proteina S, o Spike, che il coronavirus SARS-CoV-2 utilizza per agganciarsi alle cellule del sistema respiratorio umano per penetrare al loro interno.

Questi vaccini si basano sulla tecnologia elettroporazione, consiste nell'iniezione nel muscolo seguita da un brevissimo impulso elettrico che facilita l’ingresso del vaccino nelle cellule dove attiva il sistema immunitario.

I primi test sui topi hanno dimostrato che questi vaccini sono in grado di sviluppare anticorpi anti-Covid-19. Ora Takis ha siglato un accordo con l’Istituto Spallanzani dove questi anticorpi verranno studiati.

La Regione Lazio, grazie anche ad un accordo con il ministero dell’Università e della Ricerca, ha dichiarato di allocare un fondo di 5 milioni di euro destinato all'Istituto Spallanzani, proprio per favorire gli studi clinici dei vaccini sviluppati grazie alla ricerca condotta in questo territorio.

Anche EMA - Agenzia europea dei medicinali - è impegnata a snellire le procedure autorizzative per l’approvazione di un eventuale vaccino, appena disponibile. È quanto ha dichiarato il direttore esecutivo Guido Rasi.

La semplificazione e i tempi brevi non devono far pensare ad un’approssimazione dei controlli dei dossier.

L’approvazione arriverà solo dopo che EMA avrà valutato il dossier, che dovrà essere supportato da solide prove scientifiche tali da far concludere un'analisi beneficio-rischio positiva. La revisione accelerata sarà comunque supportata dalla Task Force pandemica dell'EMA (Covid-Etf) che riunisce i migliori esperti scientifici della rete normativa dell'UE. Quindi i cittadini non avranno nulla da temere, se un vaccino sarà approvato questo dovrà soddisfare tutti i criteri di sicurezza e di efficacia.