Il campionato di Serie A è arrivato alla quattordicesima giornata e i tifosi possono fare i primi bilanci. E se da Genova a Palermo, da Bologna a Verona c'è qualcuno che mugugna un po', le due toscane vivono il loro momento magico. Qualcuno tirerà in ballo il caso e qualcun altro la fortuna. Ma sarebbe troppo riduttivo. Fiorentina e Siena erano, a luglio, due realtà su cui in pochi ci avrebbero scommesso qualche euro.
La Viola chiudeva l'era Corvino, perdeva Montolivo e rischiava di vedere emigrare il talento montenegrino Jovetic. La caparbietà e la competenza dei fratelli Della Valle, però, permettevano il miracolo.
Jo-Jo restava in riva all'Arno per sposare il nuovo progetto (con un patto fra gentiluomini per il 2013) e arrivava in società il signor Pradè. La campagna acquisti diventava fulminea ed importante fino a consegnare nelle mani del neo tecnico Montella una signora squadra. Ma ancora mancava qualcosa. E' risaputo infatti che nel calcio, senza programmazione e senza un periodo di ambientamento, in tutti gli stadi si vede un gioco discreto e qualche risultato, se la sorte è amica. In tutti gli stadi tranne che all'Artemio Franchi di Firenze. La squadra più bella del campionato ha una maglia viola e i risultati sono quelli della Juventus, del Napoli e dell'Inter.
E nell'altro Artemio Franchi di Serie A?
A Siena, i bianconeri di Mezzaroma uscivano con le ossa rotte dal processo di calciopoli: sei punti di penalizzazione. Una mazzata per una squadra destinata a soffrire per guadagnarsi la permanenza nella massima serie. Ma nonostante ciò, Serse Cosmi, reduce dal quasi miracolo a Lecce, aveva a disposizione un gruppo determinato e coeso. Anche a Siena, come a Firenze, si arrivava da partenze importanti (come quella di Destro), un tecnico nuovo ed innesti mirati per un'altra rincorsa impossibile. O quasi. Infatti, a poco più di un quarto di campionato, il Siena ha colmato il divario in classifica ed ora ha gli stessi punti delle dirette rivali e, soprattutto, il morale a mille.
Chapeau, quindi.
Complimenti a chi, senza spendere una fortuna o senza incassarla, ha dato qualità e quantità, determinazione e serenità, per raggiungere obiettivi importanti in quello che una volta era definito "il campionato più bello del mondo".