Si capiva che non poteva diventare un giocatore di primolivello nel volley, quando era alle superiori e giocava nella squadra dei Salesiani aRavenna. E fu quasi per scherzo, come in quasi tutte le storie di successo, cheRoberto Costa (figlio di Angelo il primo allenatore della Nazionale italianaoltre che capostipite di quella Robur che vinse i primi scudetti della storiaitaliana) lo indirizzò a un corso per allenatori.
E’ iniziata così la carrieradi Marco Bonitta tecnico, nella “sua” Ravenna, dove fra qualche settimanacomincerà una nuova stagione in A-1 (maschile), dopo aver allenato anche la exTeodora.
E’ lì che ha iniziato a vincere, quando ancora non esisteva lacorazzata Messaggero, nella stagione ‘88-89 conquistando il titolo italianounder 14, poco prima del folgorante incontro con Alexander Skiba, campionepolacco forgiatore di talenti che fece fare a Bonitta un altro salto diqualità.
Ma qualcosa che Marco forse da Skiba non ha ereditato, perchè cel’aveva innata, è stata quella capacità di “vedere” i talenti in proiezionefutura. Gli capitò con Simone Rosalba, poi campione del mondo nel 1998, quandoancora giocava, giovanissimo, in una rappresentativa della Calabria. Capacitàche non ha smesso di avere come quella di puntare sui giovani o sulle giovanianche passato al settore femminile.
Anche lì quasi per caso poco prima deglianni 2000. E nel 2002 diventa il primo allenatore italiano a vincere un titolomondiale nella pallavolo, alla guida della Nazionale femminile, a Berlino.
Unturbine di medaglie sommate alla fama di duro, tutto votato a un solo ideale,il gruppo e il lavoro.Un carattere poco malleabile in parte ne condiziona lacarriera, l’addio traumatico alla Nazionale delle donne e il ritorno al settoremaschile. Per una nuova scalata, a cercare talenti. La vittoria dell’Europeo inPolonia un anno fa e questa medaglia mondiale che mancava da 18 anni. Lamissione di Marco, ex giocatore dei Salesiani, non è ancora finita…