Danilo Di Luca il noto ex corridore ciclista abruzzese, detto anche "Il killer di Spoltore", radiato dalla Federazione Ciclistica Italiana (F.C.I.) e dall'Unione Ciclistica Internazionale (U.C.I.) per essere risultato positivo a controlli antidoping per tre volte, l'ultima al Giro d'Italia 2013, ha concesso un'intervista shock a "Le Iene", trasmessa nel corso del programma in onda ieri sera.
Per rispondere e giustificare le gravi e sconcertanti dichiarazioni rilasciate, è stato convocato dalla Procura Antidoping del Coni il giorno 30 gennaio, alle ore 12.00.
Rimane il fatto che l'intervista è destinata a fare parecchio rumore e a lasciare inquietanti dubbi e sospetti sullo sport del Ciclismo, da anni nell'onda del ciclone per il problema doping, nonchè su tutto lo sport in generale e sul modo in cui è gestito.
Danilo Di Luca è stato, in questi anni da poco trascorsi, uno dei ciclisti nostrani più noti e più vincenti, sia da professionista che nelle categorie minori. Ha sollevato pesanti ombre e tirato gravi bordate al mondo del ciclismo, sia pure senza riscontri oggettivi e tutte da verificare, così come da verificare tutte sono la sua sincerità e la sua buona fede. Ha comunque aggiunto un altro pesante tassello negativo al sempre più inquietante puzzle del doping nello sport del ciclismo, che si è andato disegnando in questi ultimi anni.
Dalla confessione del più noto di tutti, l'americano Lance Armstrong a quelle di tanti altri, noti e meno noti, emergono scenari sempre più neri e inimmaginabili e quel che è più grave, a quanto pare, con la collusione e la protezione dei dirigenti nazionali e internazionali e degli organi di controllo, che, anzichè punire, avrebbero coperto il malaffare con il solo squallido e venale scopo di proteggere un Business economico sempre più ampio. Nulla di nuovo dunque; quando lo sport diventa affare economico, addio senso morale ed etica professionale, ciò che conta è solo il "Dio profitto".