La Formula 1 fa spazio ai giovani. Quello che comincerà nel weekend tra il 14 e il 16 marzo in Australia, sarà il campionato mondiale più giovane della storia. A dispetto delle origini di questo sport, quando negli anni cinquanta si sfidavano i vari Fangio, Ascari e Fagioli che avevano ampiamente superato i quarant'anni, ora la tendenza della Formula 1 è sempre più quella di far correre giovani alle prime armi, più o meno promettenti.
Dopo il "pensionamento" di Mark Webber, che ha lasciato il paddock a 37 anni, sono entrati nel Circus della Formula 1 tre giovanissimi. Daniil Kvyat farà il suo esordio assoluto, alla guida di una Toro Rosso, all'età di 19 anni e 324 giorni, diventando il 6° pilota di sempre fra i più giovani debuttanti di questo sport. Alle spalle di Kvyat ci saranno Kevin Magnussen, 21enne danese della Mc Laren e Marcus Ericsson, 23 anni, che scenderà in pista con una Caterham.
Al di là dei debuttanti, tutta la griglia di partenza sarà piuttosto giovane. La Ferrari è l'unica squadra in controtendenza, con Alonso e Raikkonen che superano entrambi i trent'anni. Per il resto, a parte gli "anziani" Button (Mc Laren) e Massa (Williams) avremo una serie di piloti piuttosto giovani o nel pieno della maturità agonistica. Tuttavia, ci si chiede se l'ingresso costante di questi ragazzi in Formula 1 derivi da un reale talento o dalla capacità di alcuni giovani piloti di portare con sé sponsor importanti che danno ossigeno alle squadre che li ingaggiano. Spesso si assiste a delle meteore che, avendo pochissima esperienza nel mondo dei motori, si perdono subito in Formula 1 e, con una serie di ingenuità ed errori, non solo danno scarso contributo allo spettacolo, ma mettono anche a rischio la loro incolumità e quella dei colleghi.
In questi anni, tuttavia, tra i vari vincitori dei campionati mondiali c'è stata un'inversione di tendenza: a partire da Fernando Alonso, divenuto iridato nel 2005 a 24 anni con la Renault, fino a Vettel che ha vinto il primo di quattro titoli mondiali a 23 anni, i campioni del mondo sono stati piuttosto giovani e non piloti esperti e sopra la trentina come invece capitava negli anni precedenti. Si spera, dunque, che tra i vari "giovanissimi" che si sfideranno in pista a partire dal 14 marzo, possa esserci non solo un bagaglio di sponsor che ha consentito di conquistare un volante, ma anche qualche bel talento che possa ulteriormente accendere la passione dei tifosi del mondo dei motori.
L'aspetto piuttosto triste è che, in questa marea di giovani piloti lanciati nella massima competizione motoristica, manchi per la terza stagione consecutiva un italiano. Non resta che augurarsi che la scelta della Ferrari di affidarsi ai due "vecchietti terribili" Alonso e Raikkonen, possa risultare vincente e riportare a Maranello un titolo mondiale piloti che manca dal 2007 quando a vincere - guarda caso - fu Kimi Raikkonen.