A leggere i titoli dei giornali, l’Atletica Leggera italiana sembra essere stata attraversata da uno scandalo doping delle proporzioni simili a quello che ha scosso la federazione russa qualche settimana fa. Ma una volta fatto depositare il polverone delle polemiche e messa la sordina ai roboanti titoli dei telegiornali, quello che rimane, a ben vedere, è un malinteso burocratico che se ha un colpevole, quello non è certo da ricercare nell’elenco degli atleti finiti alla berlina ma nella organizzazione dei vertici dell’atletica italiana che ancora una volta hanno dimostrato tutto il loro pressapochismo.
Tra i 26 atleti azzurri per i quali è stato chiesto il deferimento per ‘elusione’ dei controlli antidoping, Anna Incerti, campionessa europea di maratona nel 2010 e atleta di punta della nazionale azzurra, sposata con Stefano Scaini, anch’egli atleta azzurro. E’ stato proprio Scaini, nell’intervista concessa a Blasting News, a ricostruire la vicenda ‘kafkiana’ che ha visto coinvolta Anna Incerti, mettendo il luce la realtà della vicenda e l’abbaglio dei media che, con troppa fretta, ancora una volta, hanno preferito ‘sbattere il mostro in prima pagina’ senza le dovute verifiche.
Scaini: ’Per Anna Incerti, 40 controlli negli ultimi anni’
‘Anna ha sostenuto, negli ultimi anni, una quarantina di controlli antidoping a ‘sorpresa’ e non è mai stata irreperibile’, sono le parole di Stefano Scaini in difesa di Anna Incerti.
A sostegno della sua buonafede, Scaini cita anche l’episodio della convocazione della Incerti da parte della procura di Bolzano che, nel 2014, indagava sul caso del marciatore Alex Swhazer, dove Anna si è presentata con in braccio la loro bambina di un anno e senza avvocato.
Come la Incerti, ‘altri 25 atleti si sono presentati senza avvocato e sono finiti tutti nella lista dei deferiti’ è la ricostruzione di Stefano Scaini.
Gli altri 39 atleti per i quali non è stato chiesto il deferimento, tra cui lo stesso Alex Swhazer che sta già scontando una condanna per doping, avevano avuto l’accortezza di presentarsi con un avvocato che ha riscontrato un vizio di procedura grazie al quale è stata chiesta l’archiviazione.
Come funziona il sistema ‘whereabouts’
Scaini ha poi ricostruito il funzionamento del sistema ‘whereabouts’ e, soprattutto, la gestione che ne ha fatto la Federazione, alla base del presunto ‘scandalo doping’.
‘Il sistema whereabouts riguarda gli atleti ‘top’ e consiste nell’obbligo, da parte di quest’ultimi, di comunicare ogni tre mesi l’indirizzo di reperibilità per permettere i controlli antidoping a sorpresa. Anna Incerti è entrata a far parte di questo elenco nel 2008’.
Come veniva comunicata questa reperibilità ce lo spiega sempre Scaini: ‘So bene come ha funzionato il sistema di comunicazione della reperibilità perché ero io che me ne occupavo per conto di Anna. Dal 2008 al 2011, la comunicazione avveniva via fax, ma dal 2011 si è passati alla trasmissione del modulo di reperibilità via mail.
I dati venivano poi caricati su una piattaforma digitale che, fin dalla sua entrata in funzione, ha evidenziato problemi tecnici. Il risultato è stato che molte comunicazioni, pur essendo state trasmesse, non sono state registrate. Tutto questo senza che nessuno si sia preoccupato, se non in via informale, di avvisare gli atleti.’
Da qui l’accusa di ‘mancata comunicazione di reperibilità’ e ‘elusione’ dei controlli che potrebbe costare, ai 26 atleti coinvolti, una squalifica di due anni e la partecipazione alle Olimpiadi di Rio 2016. Intanto sui giornali e in rete si sono scatenati benpensanti e perbenisti contro i big dell’atletica italiana, colpevoli solo di essere professionisti gestiti da dilettanti.