Anche se il Team manager Stefano Feltrin sta ancora lavorando per cercare una soluzione che permetta di proseguire l’attività, il futuro della Tinkoff sembra ormai scritto. Con l’annuncio dell’uscita di scena di Oleg Tinkov e il mancato arrivo di nuovi sponsor, la squadra di Contador e Sagan è quasi certa di dover cessare l’attività al termine dell’attuale stagione. E con il suo consueto stile diretto, patron Tinkov ha lanciato l’allarme sulla sostenibilità del Ciclismo, dicendosi convinto che altre squadre chiuderanno i battenti.
Tinkov: modello non sostenibile
In un’intervista alla Gazzetta dello Sport Oleg Tinkov ha riportato alla ribalta uno dei suoi cavalli di battaglia, l’insostenibilità del modello di business delle squadre di ciclismo. Il budget delle squadre viene ricavato quasi interamente dalle sponsorizzazioni ed è dunque difficile fare una programmazione efficace a lungo termine. Tinkov ha parlato più volte del tema, sostenendo una riforma del modello di business per slegarlo maggiormente dagli sponsor e garantire nuove entrate alle squadre, per esempio dai diritti tv. Ma la battaglia del magnate russo, portata avanti anche con metodi provocatori, non ha trovato sponde efficaci. Anche per questo Tinkov ha deciso di uscire dal mondo del ciclismo a fine stagione, una strada in cui è convinto di non trovarsi da solo.
“La situazione è di crisi, oltre alla Tinkoff e alla Iam chiuderanno altre due squadre a fine stagione, ma non voglio fare i nomi” ha dichiarato Tinkov.
Ciclismo, chi rischia la chiusura?
L’anatema lanciato da Tinkov è solo l’ennesima provocazione di un personaggio sopra le righe o c’è un reale rischio di una decimazione tra le squadre di ciclismo.
La Iam ha già annunciato il suo ufficiale addio al ciclismo a fine stagione. Per la Tinkoff la situazione è molto difficile: il team manager Feltrin ha dichiarato di avere ancora il 50% di possibilità di trovare dei nuovi sponsor e salvare la squadra, ma sembra un annuncio molto ottimistico. Nel World Tour apparentemente non sembrano esserci altre situazioni a rischio chiusura.
Diverso è il discorso nel folto e variegato gruppo delle squadre Professional, dove tra le 23 squadre che spaziano dai paesi più tradizionali per il ciclismo fino al Brasile, alla Polonia e all’Australia, qualche uscita potrebbe esserci.