C’è una squadra pronta a scendere in campo nelle prossime Olimpiadi in Brasileper cui tutti faranno il tifo: è una squadra senza bandiere, senza una lingua, sena un territorio. E’ la squadra dei rifugiati, un gruppo di ragazzi uniti dal Cio e accomunati dallo stesso destino: ognuno di loro è scappato dalla guerra e dagli orrori della propria casa, ma ha avuto la fortuna di poter continuare a inseguire il proprio sogno.

Il volto simbolo della squadra

La portavoce della squadra nella presentazione di Rio è una diciottenne siriana, Yusra Mardini, nata e vissuta a Damasco, scappata sul mare come tanti altri.Oggi però ha l’occasione di ricominciare, e di diventare il simbolo di qualcosa di più grande, il simbolo di come la vita può continuare anche dopo l’orrore che si è lasciati alle spalle.

Yusra ha le idee chiare, e nella conferenza stampa di presentazione del team si prende sulle spalle il ruolo di portavoce: "Non parliamo la stessa lingua, non veniamo dallo stesso paese, ma rappresentiamo sessanta milioni di persone. I rifugiati".

Dopo i bombardamenti, i campi profughi in Libano, la traversata del Mediterraneo, ora dall’altra parte del mondo, in Brasile, Yusra è diventata una staral centro dell’attenzione mondiale.La diciottenne nuoterà i 100 stile libero e i 100 farfalla, ma non fa proclami di vittoria, perché già poter essere qui è una vittoria: "Sono orgogliosa, felice, penserò a tutti quelli che mi hanno sostenuto, il Cio, i miei due allenatori e tutti i rifugiati e teenager che rappresento".

Un team unico nella storia

La creazione di un team senza una bandiera e formato di soli rifugiati è qualcosa che nella storia olimpica non si era mai visto. La guerra siriana è stato sicuramente il motore dietro l’idea dei dirigenti del Cio, eppure nel team dei rifugiati non ci sono solo vittime dell’Isis. Insieme a Yusra, alle Olimpiadi c’è un altro giovane nuotatore siriano, Rami Anis, ma ci sono anche compagni fuggiti dal Sud del Sudan, dalla Repubblica Popolare del Congo, dall'Etiopia.Dai campi profughi dell’Africa sono tanti i ragazzi che proveranno a realizzare un sogno olimpico che sino a poco tempo fa sembrava impossibile, ma oggi ha il colore della speranza