Si preannuncia un inverno caldo per il mondo del Ciclismo sul fronte del doping tecnologico. Un’intervista concessa da Istvan Varjas, l’ingegnere ungherese che ha inventato le tecnologie dei motorini nascosti, ha aperto nuovi dubbi sul passato ma anche sul presente del ciclismo. Varjas ha raccontato un episodio avvenuto all’ultimo Tour de France, annunciando anche che in America sta per essere pubblicato un documentario che farà rivelazioni molto importanti sull’uso delle Bici motorizzate nel ciclismo.

Varjas: “L’Uci ha bloccato i controlli”

Istvan Varjas è una delle figure chiave delle vicende che ruotano attorno al doping tecnologico.

È un ingegnere ungherese che ha progettato e prodotto i motorini da nascondere nelle biciclette. Ufficialmente l’attività di Varjas ha come scopo quello di aiutare a pedalare le persone con problemi di salute. Si sospetta però che i motorini, anche in virtù di un costo ben superiore alle possibilità del pedalatore medio, siano stati utili soprattutto ai ciclisti professionisti, specialmente negli anni passati in cui non c’era grande attenzione su questo problema. Da quest’anno i controlli sulle biciclette tesi a scovare il doping tecnologico si sono intensificati ed hanno portato alla scoperta del primo caso durante i Mondiali di ciclocross. La belga Van Den Driessche si è beccata una squalifica di sei anni dopo che sulla sua bici è stato scoperto un motorino, peraltro tecnologicamente molto arretrato.

Durante un’intervista rilasciata ad una radio irlandese Varjas ha bollatoperò comeinefficacii metodi seguiti dall'Uci per scovare i motori più moderni.L’ingegnere ungherese ha citato un episodio piuttosto inquietante avvenuto durante lo scorso Tour de France, quando stava seguendo la corsa con l’ex campione Greg Lemond. “Abbiamo avuto una strana esperienza, è venuta la Gendarmeria ad interrogarmi” ha ricordato Varjas “Gli ho chiesto se volevano davvero trovare chi utilizzava i motori e gli ho spiegato come dovevano procedere.

Hanno provato a fare questo tipo di controllo ma l’Uci gli ha vietato di farlo”.

Ciclismo e motori, il passato che ritorna?

Varjas ha lanciato accuse pesanti verso l’Uci: “Questo è lo scandalo, non chi usa o non usa i motori. C’è un’organizzazione che deve fermare il problema e non lo fa, penso che siano complici di qualcosa”.

Accuse prontamente respinte dall’Uci in una nota in cui difende il suo impegno contro il doping tecnologico.

Ma Varjas ha promesso un nuovo colpo di scena nella vicenda, che potrebbe riportare il ciclismo indietro nel tempo. L’ingegnere ha confermato di aver venduto uno dei primi motori a fine ’98 nell’ambito di un accordo che prevedeva di non condividere la tecnologia per 10 anni. In America si sta preparando un documentario sulle bici motorizzateche promette rivelazioni importanti: “Molto presto si vedrà una grande storia” ha avvertito Varjas “è un documentario con prove e testimonianze sotto giuramento. Arriverà molto presto”.