Nel mese di gennaio è pronta ad esplodere una clamorosa storia di doping tecnologico che viene dal passato. Nei primi giorni del nuovo anno in America sarà trasmesso un documentario che promette rivelazioni sconcertanti sull’uso delle bici motorizzate nel Ciclismo professionistico. In particolare si parlerà di un accordo siglato da Istvan Varjas, l’ingegnere ungherese che ha inventato i motorini nascosti nei telai e nelle ruote delle bici, che nel 1999 garantì l’uso esclusivo delle sue tecnologie ad un cliente molto importante.

Chi ha usato la bici con il motore?

Istvan Varjas è uno dei personaggi più ambigui e discussi che ruotano attorno all’ambiente del ciclismo. L’ingegnere ungherese progetta e costruisce motorini da nascondere dentro le biciclette, nei telai o nelle ruote, da molti anni. Si tratta di un’attività lecita se questi prodotti vengono usati al di fuori del ciclismo professionistico. Il dubbio che qualche corridore possa avere usato questi motorini durante le corse è però molto alto, e i controlli intrapresi dall’Uci negli ultimi tempi non sono bastati a fugare ogni interrogativo.

Varjas ha collaborato alla realizzazione di un documentario sulle bici truccate che sarà trasmesso in America nei primi giorni di gennaio.

Il passaggio clou del lavoro sarà quello relativo ad un accordo che Varjas sottoscrisse nel 1999. L’ingegnere firmò un contratto in esclusiva impegnandosi a non divulgare a nessuno la sua tecnologia per 10 anni. Dal 1999 al 2009 dunque qualcuno, che Varjas definisce “molto importante”, ha potuto utilizzare il motorino in mezzo al gruppo.

“Non sono stato pagato per fare qualcosa, ma sono stato pagato per non farlo con gli altri” ha aggiunto Varjas in un’intervista concessa a Le Monde in cui dice di aspettarsi “un impatto come quello dello scandalo Festina del Tour ‘98” per le rivelazioni di questo documentario.

Ma chi sarà il misterioso personaggio che ha pedalato per un decennio sulla bici truccata?

Varjas dà un’indicazione: “Per sapere chi utilizza un motore si deve guardare la cadenza. I piccoli motori funzionano molto meglio con una cadenza molto elevata”. Mettendo insieme i vari indizi è piuttosto ovvio arrivare al nome di Lance Armstrong, che proprio nel ’99 iniziava la sua sequenza di sette Tour de France vinti uno dietro l’altro, sempre pedalando a cadenze elevatissime. Il texano è stato interrogato sull’argomento da Le Monde, ma ha negato di aver mai usato una bici truccata. Ancora qualche settimana e poi ne sapremo di più.