Il destino dell'umanità sin dalle origini, con buona pace di tutti i 'puristi della razza' che hanno attraversato le epoche storiche, è quello di confondersi per migliorarsi. Figli di migranti che hanno fatto fortuna in ogni Paese del mondo ed in diversi ambiti, dalla politica all'economia, dalle scienze al cinema, dalla musica allo sport. Relativamente allo sport, la multi-etnicità viaggia spesso sul medesimo binario di cicli straordinari: per citare tutti i fuoriclasse di qualunque disciplina sportiva e di qualunque nazione, figli di cittadini stranieri, non basterebbe un'enciclopedia.
Prendendo come esempio il calcio, visto che in questi giorni sono in corso i Mondiali di Russia, possiamo passare in rassegna tra le nazionali più forti Francia e Belgio che beneficiano più di altre squadre di questo fenomeno, senza contare la Germania che in Russia ha deluso, ma che ha costruito il suo ultimo, straordinario ciclo vincente grazie a parecchi tedeschi di seconda generazione. In Italia, il caso più celebre ai giorni nostri è ovviamente quello di Mario Balotelli, ma adesso sono meritatamente salite agli onori della cronaca quattro velociste capaci di conquistare la medaglia d'oro nella staffetta 4x400 ai Giochi del Mediterraneo. La loro impresa che, in altri tempi, sarebbe 'semplicemente' passata alla storia come un grande risultato sportivo, è diventata improvvisamente simbolo di un'Italia multietnica e multiculturale che in tanti vorrebbero difendere e preservare.
Immigrazione: tema 'caldo'
Sono giorni in cui si parla tanto di immigrazione, diventata improvvisamente il principale argomento dell'italiano medio. Colpa o merito di Matteo Salvini, certamente merito se visto nell'ottica della grande crescita di consensi registrata dal leader della Lega. Sarebbe anche vicepremier e ministro dell'Interno, ma a voler essere sinceri non ci siamo accorti del cambiamento, al di là di un evidente 'giro di vite' che sta caratterizzando le politiche del Paese sul tema migranti.
Attenzione, non è una critica, perché non ci sono ancora basi concrete per criticare Salvini o altri esponenti del Governo Conte in quota M5S e Lega. Il tempo sarà giudice dell'esecutivo attualmente in carica, piuttosto non ci siamo accorti del nuovo ruolo del segretario del Carroccio perché lui continua incessantemente a fare ciò che sa fare meglio: proclami da campagna elettorale.
Quattro ragazze d'oro
Ma non vogliamo parlare di politica, la prima pagina in questo caso non spetta a Salvini, Conte o Di Maio, ma a quattro bravissime atlete che hanno dato lustro all'atletica italiana in un settore ormai da anni in crisi come quello della velocità. I segnali di risveglio ci sono già stati: Filippo Tortu ha recentemente stabilito il nuovo primato italiano sui 100 metri, andando più veloce di un certo Pietro Mennea. Le quattro ragazze d'oro che hanno trionfato nella staffetta 4x400 ai Giochi del Mediterraneo, invece, corrispondono ai nomi di Libania Grenot, Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso e Raphaela Lukudo. La Grenot è cubana di nascita ed italiana per motivi coniugali: la cittadinanza è arrivata nel 2008, dopo il suo matrimonio con Silvio Scaffetti.
Ha 34 anni, detiene il primato italiano dei 200 metri ed è stata per due volte campionessa europea dei 400. Le altre tre staffettiste, invece, sono tutte figlie di migranti: la Chigbolu è nata a Roma, figlia di un consulente internazionale nigeriano. Ha 28 anni ed una laurea in Scienza dell'educazione oltre ad un passato da fotomodella. Specialista della 4x400, vanta un bronzo europeo ed ha realizzato il primato italiano ai Giochi di Rio 2016. Ayomide Folorunso è nata in Nigeria, ma è arrivata in Italia quando aveva 7 anni: il padre è un geologo. Le fu negata la possibilità di partecipare ai Mondiali Under 18 con la Nazionale italiana perché non aveva ancora il passaporto. Successivamente ha conquistato il titolo europeo Under 23 sui 400 ostacoli ed è arrivata in semifinale alle Olimpiadi di Rio.
È la più giovane del quartetto visto che compirà 22 anni il prossimo mese di ottobre. Infine Raphaela Lukudo, nata in Belgio da genitori sudanesi, in Italia da quando aveva 2 anni. Quest'anno ha conquistato il titolo nazionale sui 400 metri.
Magnificamente italiane
Normalmente, in casi come questo ci sarebbe ben poco da dire: queste atlete hanno talento da vendere e rappresentano con orgoglio i colori italiani. Il loro obiettivo sono i prossimi Campionati Europei di atletica leggera in programma a Berlino dal 6 al 12 agosto di quest'anno, la loro speranza è quella di vedere issare il tricolore su uno dei pennoni disponibili sul podio, magari su quello più alto anche se, certamente, non sarà semplice.
Ciascuna di queste ragazze rappresenta l'Italia ed è fiera di farlo in eventi internazionali così importanti, ad iniziare da Libania Grenot che è certamente, almeno in teoria, la meno italiana di tutte. Subito dopo il successo in pista, tra le domande che le sono state rivolte dai cronisti c'è stato anche un accenno a Matteo Salvini. "Non escludo di incontrarlo, ma dopo gli Europei: ora devo allenarmi", ha sottolineato, ribadendo di sentirsi italiana al 100 per 100 e difendendo a testa alta "l'onore di alzare il tricolore e farlo sventolare". La politica non è certamente la sua professione e, pertanto, preferisce non parlarne.
Chigbolu: 'Nel 2018 il colore della nostra pelle non dovrebbe nemmeno notarsi'
Le quattro staffettiste italiane sono diventate un 'caso mediatico' dopo il tweet di Roberto Saviano che le ha definite "la risposta italiana a Pontida". "Sono felice che venga fuori l'immagine dell'atletica italiana - ha detto in proposito Maria Benedicta Chigbolu, intervistata da Repubblica - ma io non posso essere una risposta a nessuno. Io non sono diversa, sono italiana e basta. Fa piacere essere considerata un simbolo di integrazione, ma nello stesso tempo dico che non ci dovrebbe essere alcuna attenzione sul colore della nostra pelle. Tutto questo nel 2018 non dovrebbe neanche notarsi. Quanto allo ius soli - ha commentato, rispondendo ad una precisa domanda della cronista - credo che l'Italia sia cambiata e che, pertanto, bisognerebbe adeguarsi".
Discutibile strumentalizzazione
Il nostro dovere di cronisti ci impone quasi sempre di raccontare i fatti con la massima obiettività, anche se in determinati casi è difficile non prendere una posizione. Ma in questo caso non c'è alcuna posizione da prendere. Riteniamo che Salvini, come qualunque altro esponente politico italiano, non possa fare altro che congratularsi con Libania, Maria Benedicta, Ayomide e Raphaela, sportive che tengono in alto il tricolore in un periodo oggettivamente difficile non solo per l'atletica. L'immigrazione per lo sport può essere certamente una risorsa, così come in altri ambiti, ma questo non lo scopriamo certamente noi, né tanto meno lo abbiamo compreso attraverso l'illuminazione di Saviano.
Il suo tweet ha strumentalizzato oltremodo queste ragazze che dovrebbero diventare un simbolo esclusivamente per la loro impresa sportiva e per l'esempio che possono dare a tanti giovanissimi che intraprendono una disciplina sportiva, non certamente per il colore della pelle. Se non fossero state figlie di migranti, sarebbero passate quasi inosservate: anche questa è una forma di razzismo, molto più subdola.