La splendida vittoria della staffetta italiana 4x400 femminile ai Giochi del Mediterraneo, riporta d'attualità il potenziale dell'immigrazione, intesa come risorsa per lo sport italiano. Tra le quattro atlete che hanno vinto la medaglia d'oro, tre sono figlie di migranti, mentre Libania Grenot, la più esperta, è cubana di nascita, ma naturalizzata italiana per matrimonio. La sua storia, per certi versi, ricorda quella di un grande protagonista dello sport degli anni '80, uno dei pugili italiani più tecnici che abbiano mai calcato il ring. I più maturi appassionati di boxe, infatti, non hanno mai dimenticato Sumbu 'Patrizio' Kalambay.

Il 'professore' del ring

Nato in Congo nel 1956, figlio di un elettricista in una mniniera di rame, inizia a combattere addirittura all'età di 13 anni. Dal 1976 al 1980 è componente della nazionale zairese, tuttavia non potrà partecipare alle Olimpiadi di Mosca a causa dell'esclusione dai Giochi del suo Paese. A quel punto decide di passare professionista (90 vittorie su 95 match il suo bilancio da dilettante), lascia l'Africa e, su consiglio di un connazionale già residente, si trasferisce in Italia, ad Ancona. Gli inizi però non sono semplici, al suo terzo combattimento subisce la prima sconfitta ai punti ad opera di Aldo Buzzetti. Sumbu non demorde e prosegue la sua carriera, inanellando una straordinaria serie di vittorie consecutive.

Nel 1983 sposa Rosa Pisciotto ed assume la nazionalità italiana. La sua scalata non si ferma nonostante altre due sconfitte, in una trasferta americana contro Duane Thomas e nel suo primo combattimento per il titolo europeo dei pesi medi contro Ayub Kalule, siamo nel 1985. Due anni dopo, alla sua seconda chance continentale, indossa la sua prima cintura di prestigio battendo ai punti con verdetto unanime il britannico Herold Graham.

Per lui arriva dunque la grande occasione iridata, al palasport di Livorno affronta Iran Barkley nel match valido per il titolo mondiale dei pesi medi versione WBA, in quel momento vacante: vincerà nettamente ai punti. Siamo nell'ottobre del 1987, l'anno successivo in primavera affronta un match che gli addetti ai lavori definiscono proibitivo contro l'imbattuto Mike McCallum, ma lui sfodera il combattimento perfetto e vince ai punti con verdetto unanime, contro ogni pronostico.

La sua fama cresce a dismisura, per tutti diventa il 'professore' del ring grazie al suo stile impeccabile ed alla tecnica sopraffina. Difenderà il titolo in altre due circostanze, battendo Robbie Sims e Doug DeWitt. Nel marzo del 1989 viene quindi organizzato a Las Vegas un grande match contro l'imbattuto campione del mondo versione IBF, Michael Nunn, per la riunificazione del titolo dei medi. Kalambay purtroppo incasserà un colpo a freddo alla prima ripresa ed andrà al tappeto, senza rialzarsi: sarà l'unica sconfitta per K.O della sua carriera che, comunque, non finisce qui. Nel 1990, infatti, riconquisterà il titolo europeo ai danni di Francesco Dell'Aquila e l'anno successivo ritroverà McCallum, tornato campione del mondo, in una sfida iridata valida per il titolo dei pesi medi WBA: perderà ai punti.

Il suo ultimo incontro è del 1995, quando tenta la sua terza ed ultima chance mondiale per il titolo vacante dei medi versione WBO, ma viene superato da Chris Pyatt. Chiude qui la sua splendida epopea con un personale di 57 vittorie, di cui 33 prima del limite, 6 sconfitte ed 1 pari.