Anche senza la maglia iridata appena passata ad Alejandro Valverde, Peter Sagan resta sempre il vero personaggio del Ciclismo. La conferma arriva anche dal suo libro autobiografico che è in uscita e sta destando già tante attenzioni. Il giornale belga Het Laatste Nieuws ha pubblicato alcune anticipazioni del libro, dal titolo esemplificativo My World, da cui esce il ritratto di un Sagan uguale a quello che si vede davanti alle telecamere, guascone e imprevedibile, pronto a vedere le cose da un punto di vista molto personale. Particolarmente curioso è un episodio accaduto all’ultima Parigi- Roubaix, quella vinta battendo allo sprint Silvan Dillier dopo una fuga di oltre 50 km.
Sagan, il manubrio storto alla Roubaix
La Parigi-Roubaix è la perla della stagione di Peter Sagan, ma quella vittoria ha rischiato di andare in frantumi per un banale problema meccanico. Il campione slovacco era già in fuga con Silvan Dillier e Jelle Wallays, con un vantaggio buono ma non ancora rassicurante rispetto agli inseguitori, sorpresi dal suo attacco a più di 50 km dall’arrivo.
“Abbiamo lasciato un settore di pavè ed ho subito sentito che qualcosa non andava. Ho guardato in basso, sterzavo verso nord ovest e la bici andava a nord, il manubrio era storto di circa 30 gradi” ha raccontato Sagan nel suo libro. Senza il supporto dell’ammiraglia, rimasta attardata dietro agli altri corridori, il campione della Bora ha trovato uno strano modo per cercare di risolvere il problema.
“E se posso spingere la mia ruota contro qualcosa? Ero dietro a Wallays e se in questa situazione gli avessi toccato la ruota in modo imprevisto certamente sarei caduto e lui sarebbe stato fortunato a restare in piedi. Ma se è pianificato? Sarebbe diverso, giusto? Un breve tocco rapido, il manubrio torna dritto e continuiamo come se nulla fosse accaduto” ha spiegato Sagan.
Wallays: ‘Sagan ha colpito la mia ruota almeno cinque volte’
Così Sagan ha provato una volta dopo l’altra a colpire la ruota posteriore di Wallays, senza riuscire a risolvere il suo problema ma ricevendo in cambio una quantità di imprecazioni. “Dannazione Sagan, che diavolo stai facendo?” ha urlato il corridore della Lotto al campione slovacco.
“Mi dispiace, sono solo stanco” è stata la risposta di Sagan, che poi finalmente ha visto arrivare di gran carriera l’ammiraglia della Bora, che grazie al tratto in asfalto era riuscita a superare il gruppo degli inseguitori. Così con la chiave passatagli dalla sua macchina Sagan ha potuto risolvere il problema del manubrio in maniera più convenzionale e lasciare in pace il povero Wallays.
Qualche giorno dopo poi Wallays ha scoperto il motivo di quello strano comportamento di Sagan. A rivelarglielo è stato il suo compagno di squadra Marcel Sieberg, che aveva parlato con il connazionale Marcus Burghardt, uno dei gregari di Sagan. “Sieberg mi ha chiesto se fosse vera la storia che gli aveva raccontato Burghardt. Gli ho detto di sì, che Sagan aveva colpito la mia ruota posteriore almeno cinque volte. Gli ho dato tante di quelle maledizioni!” ha confermato Wallays.