Il mondo del Ciclismo è rimasto scioccato dallo spaventoso incidente avvenuto sul traguardo della prima tappa del Giro di Polonia. Dylan Groenewegen, partito in testa nel velocissimo sprint finale in leggera discesa, ha palesemente deviato la sua traiettoria quando si è visto affiancare da Fabio Jakobsen, pronto ormai a superarlo e a prendersi la vittoria. Il corridore della Jumbo Visma ha spinto sulle transenne l’avversario, che ha finito per cadere sfondando letteralmente le barriere. La caduta ha coinvolto diversi altri corridori e un addetto a bordo strada, con le conseguenze più pesanti patite dallo sfortunato Jakobsen, finito in ospedale in coma farmacologico.
McEwen: ‘Un tipo di incidente che abbiamo visto molte volte’
Le immagini della spaventosa caduta innescata dalla scorrettezza di Groenewegen nella prima tappa del Giro di Polonia e le gravi conseguenze patite da Jakobsen hanno provocato una moltitudine di reazioni nel mondo del ciclismo. Se in molti hanno sottolineato la gravità del comportamento del velocista della Jumbo Visma e la necessità di intervenire con una pesante squalifica, qualcuno ha fatto un’analisi più completa coinvolgendo anche l’organizzazione e l’Uci per la gestione della sicurezza. Se la caduta è stata indubbiamente innescata dall'azione scorretta di Groenewegen, va rimarcato anche come le conseguenze siano state amplificate da alcuni punti critici nella scelta del percorso finale e nella sua preparazione.
Robbie McEwen, ex campione delle volate che ha lottato per tanti anni tra vittorie, sconfitte, scorrettezze e cadute, ha parlato dell’incidente del Giro di Polonia in una dichiarazione a Cyclingnews in cui ha attaccato sia Groenewegen che l’Uci per quanto accaduto. “Il mio punto di vista è che negli sprint questo è un tipo di incidente che abbiamo visto molte volte.
Io sono stato in entrambe le parti, sono stato squalificato e sono stato stretto alle barriere cadendo. Ma con questo non sto perdonando Groenewegen per quella azione” ha dichiarato McEwen spiegando come un velocista in alcune situazioni debba correre sul filo del rasoio per arrivare a ostacolare un avversario senza però provocare cadute.
“Ha chiuso troppo, è una linea sottile nel ciclismo. Devi tenere la porta chiusa quanto basta senza buttare nessuno contro le transenne” ha aggiunto l’ex campione australiano.
‘Progettazione scadente’
McEwen ha addossato all'Uci la colpa delle conseguenze così pesanti di questo incidente. La tappa inaugurale del Giro di Polonia presentava un arrivo già visto in passato nelle edizioni precedenti, e già fortemente criticato dai corridori. Il finale in leggera discesa ha portato il gruppo ad uno sprint a velocità estreme, anche oltre gli 80 all'ora, con delle transenne molto basse e fragili a bordo strada e i binari del tram appena al di là di queste modeste protezioni. La velocità dei corridori e l’inadeguatezza del transennamento hanno portato Jakobsen a sfondare le barriere e a finire proprio nella zona dei binari, come ben evidenziato anche da alcuni video amatoriali che hanno fornito un’angolazione diversa da quella proposta in televisione.
Nella sua analisi Robbie McEwen si è focalizzato soprattutto su questo aspetto, condannando l’immobilismo dell’Uci. “La cosa più inquietante per me è che quando Jakobsen ha colpito le transenne non è stato deviato di nuovo sulla strada. Le ha superate. È una progettazione davvero scadente, non solo da parte degli organizzatori ma dell’Uci, e devono assumersene la responsabilità. È una cosa che va avanti da anni. Ho fatto pressioni per questo quando ancora correvo e ho smesso da otto anni” ha continuato McEwen sostenendo che le barriere “devono deviare il ciclista sulla strada, invece in Polonia sono volate via, sembravano di plastica”.
L’ex corridore australiano ha criticato anche la scelta del percorso, definendo le volate in discesa “non ideali” e sottolineando la pericolosa vicinanza dei binari del tram, “che non dovrebbero essere neanche lontanamente vicini a un gruppo di corridori, soprattutto con arrivi in volata” ha dichiarato McEwen.