La scorsa settimana, presso la Sala Nassirya del Senato, è stato presentato il disegno di legge che prevede delle disposizioni atte a garantire la sicurezza dei ciclisti sulle strade d'Italia. Sempre di più, infatti, sono gli incidenti che vedono coinvolti gli utenti delle due ruote, sia professionisti che amatoriali, con una esigenza di maggior sicurezza che è stata dunque anche recepita dal Parlamento. Tra le novità principali vi è sicuramente la modifica del Codice della Strada, agli articoli 148 e 149.

Obbligo di distanza in fase di sorpasso

La proposta di legge prevede l'introduzione di numerose novità.

La prima riguarda, come detto, il Codice della Strada, all'interno del quale si vorrebbe inserire l'obbligo per gli automobilisti di rispettare la distanza minima di sicurezza pari a un metro e mezzo durante i sorpassi. Un comportamento, questo, senza ombra di dubbio necessario, che però lascia scettico più di qualcuno, dubbioso sull'efficacia reale di tale norma. La difficoltà maggiore, in particolare, consiste nella 'misurazione' della distanza effettivamente concessa ai ciclisti.

Quel che è certo, comunque, è che un'introduzione simile sicuramente aiuterebbe a sedimentare tale principio di educazione civile e stradale nella cultura di massa, dove spesso viene data poca importanza a quella che è, invece, una manovra molto delicata quando si parla di Ciclismo.

Anche fuori dai centri abitati rimane in vigore il principio della 'fila unica'

Altra proposta che dovrebbe garantire più sicurezza per i ciclisti è quella che dovrebbe rendere vietato all'interno di città e centri urbani il transito in modo affiancato dei ciclisti. Cosa, questa, attualmente concessa a patto che gli utenti su bici siano massimo in due.

Al tempo stesso, però, tale divieto viene mantenuto anche nelle strade al di fuori dei centri urbani.

Infine, per tutelare il rispetto dei ciclisti, tra le proposte presenti nel ddl vi è anche quella di inserire almeno due quesiti legati alla mobilità ciclistica nei test finalizzati al rilascio della CQC, ovvero la carta di qualificazione del conducente.

Tale carta non equivale alla patente di guida in possesso della stragrande maggioranza delle persone per condurre automobili, bensì è un titolo abilitativo professionale per tutte quelle persone che sono già in possesso delle patenti di guida cosiddette superiori, ovvero C/C+E e D/D+E. Dunque, tale modifica riguarderebbe solo gli autisti che si immettono alla guida di mezzi pesanti o, comunque, di grandi dimensioni.

Il ddl proposto vede come primo firmatario il senatore Perosino, in compagnia di altri 12 parlamentari.