L'alpinista altoatesino Reinhold Messner ha visto il suo record di prima persona a scalare tutti gli Ottomila cancellato dal Guinnes dei Primati, e ha rilasciato un'intervista a Repubblica su quanto avvenuto. Ha rivendicato i suoi successi ma sottolineando che "non ho mai cercato i record, quindi non possono togliermi nulla, perché io faccio l'alpinista, non il recordman olimpico, in quanto questo non è uno sport, ma un modo di vivere, di conoscersi, di esplorarsi all'interno, nel profondo".

Le parole di Messner dopo il record revocato

L'esperto alpinista ha parlato della sua scalata contestata, quella relativa all'Annapurna, sottolineando che "questa gente che parla in realtà non è molto a conoscenza dell'argomento, evidentemente, in quanto stanno chiaramente confondendo la cima est con quella principale".

Secondo l'alpinista altoatesino "le montagne cambiano continuamente, non so se queste persone che giudicano siano mai state a contatto con la montagna, ma basta uno slittamento di qualche cornicione di neve per cambiare la morfologia di una montagna".

Inoltre Messner ha continuato affermando che "non ho mai cercato il record, non sono certo qui a fare uno sport olimpico, ma un percorso di contatto con la montagna, con la riscoperta di se stessi: alpinismo significa questo, ricerca del limite, si tratta di una avventura che parla di forza, solitudine e senso del limite, perché quando si è sulla montagna, là in alto, non si fa certamente gara con nessuno, neanche con te stesso".

Messner sulla vicenda ha concluso sottolineando che "non ho mai fatto le scalate per titoli o primati, non possono quindi togliermi qualcosa che in realtà non ho mai nemmeno voluto avere".

Le dichiarazioni di Messner sull'alpinismo moderno

Il famoso alpinista altoatesino ha poi voluto esprimersi sulla situazione odierna relativa all'alpinismo: "Oggi le persone vanno in montagna con i sandali ai piedi e prima ancora pagano per essere trasportati là, come è avvenuto gli astronauti di Elon Musk e un po' come quanto accaduto per quelli che sono andati sul fondo dell’oceano con quel piccolo sottomarino che poi è esploso, perché in fondo oggi certe imprese sono anche in mano a delle persone inette e agli incompetenti, mentre quando facevamo noi certe cose avevamo tutte le responsabilità addosso, e non potevamo certo accampare delle scusanti".

L'alpinista italiano ha parlato anche della morte del fratello Gunther nel 1970, avvenuta mentre con Reinhold tentavaa la salita al Nanga Parbat: "mi hanno anche accusato di averlo abbandonato in salita, quando invece è morto per via di una valanga nella discesa, spesso non c'è rispetto per l'inferno che ho dovuto passare".

Messner ha poi concluso affermando che "io mi considero oggi un divulgatore della montagna, a breve uscirà un altro mio libro, e vorrei essere ricordato tramite la conoscenza della montagna che ho diffuso con i miei scritti".