Qualche giorno fa ha centrato uno splendido argento alle Olimpiadi di Parigi 2024 nella ginnastica artistica ma nelle ultime ore è diventata virale una sua foto, più particolare: lei è Giorgia Villa e nel 2021 e 2022 è stata protagonista di una sponsorizzazione col marchio del Parmigiano Reggiano. Un progetto finalizzato dal consorzio di marketing italiano Impresa e Sport che l’ha condotta a posare in alcuni scatti ‘in compagnia’ di diverse forme del celebre formaggio italiano. Nelle ultime ore, un utente privato su X ha ripostato gli scatti dell’epoca che adesso sono diventati virali e ripresi da noti media USA, su tutti Vanity Fair Usa, Nbc - broadcaster delle Olimpiadi negli Stati Uniti - Sports Illustrated, Newsweek, New York Times e Time Magazine.

Insomma, nel corso dei Giochi Olimpici che si stanno tenendo in Francia a salire alle luci della ribalta (anche e insieme a tutte le altre) è l’eccellenza italiana. Non solo nello sport - Villa ha conquistato uno storico argento insieme alle compagne di squadra Manila Esposito, Alice D’Amato, Angela Andreoli ed Elisa Iorio - ma anche dal punto di vista culinario, col Parmigiano Reggiano a rappresentare una delle specialità manifesto di una cucina, quella italiana, storicamente 'avversaria' di quella francese, che alla Olimpiadi di Parigi non sta facendo il figurone che tutti i cittadini transalpini si immaginavano alla vigilia.

Poco e noioso, la carna cruda, una qualità scarsa: il cibo alle Olimpiadi francesi fa discutere

In molti stanno infatti criticando la quantità e qualità dei cibi serviti alla mensa olimpica. In primis gli atleti britannici, che non hanno visto di buon occhio la svelta vegana al punto da preferire i piatti preparati dai cuochi venuti direttamente dal paese d’origine.

E gli inglesi non sono stati gli unici ad essersi lamentati. Come riportato infatti dal Wall Street Journal, anche lo chef norvegese Tore Ovrebo ha espresso diverse perplessità sulle proposte gastronomiche ammirate (si fa per dire) nel Villaggio Olimpico: "Eravamo venuti con aspettative molto alte, che non sono state soddisfatte" ha dichiarato.

L’obiettivo era quello di proporre 13 milioni di pasti che presentassero il più basso impatto ambientale possibile. Quasi l’80% dei prodotti era infatti etichettato come ‘sostenibile’ con grande attenzione alla provenienza di tutti gli alimenti ma le cose non sono andate come previsto. Eppure a curare la cucina del villaggio olimpico è lo chef Alexandre Mazzia, leader del ristorante AM a Marsiglia insignito di tre stelle Michelin che però, come tutti gli organizzatori, sarebbe rimasto sorpreso dalla grande richiesta di carne e uova, trovandosi costretto a razionarle. Qualcuno, sempre della delegazione della Gran Bretagna, ha lamentato come la carne fosse addirittura cruda. Insomma, un vespaio di polemiche alimentate anche dagli atleti e addetti ai lavori italiani presenti ai Giochi.

La medaglia d’oro nei 100 metri rana Nicolò Martinenghi ha così fatto presente che per consumare un semplice spiedino di carne ha dovuto attendere 25 minuti, impiegando circa un'ora e mezza per poter portare a termine il proprio pasto. Ma anche la qualità è sotto osservazione.

Terminati i 200 metri dorso (dopo aver vinto l’oro di specialità nei 100 metri), Thomas Ceccon ha infatti espresso più di un dubbio sul punto: "Nel Villaggio non c’è aria condizionata, fa caldo, si mangia male. Molti atleti si spostano per questo. Qui si mangia male. Non è un alibi, è solo la cronaca dei fatti". Virale è diventato anche il commento del conduttore tv di Rai due Luca Sacchi, che durante le batterie degli 800 maschili di stile libero si è lasciato andare ad un commento non proprio lusinghiero sul caffè: “In sala stampa c’è un caffè che fa pendant con le acque della Senna.

Probabilmente è fatto con la stessa acqua, allungata con un solubile di bassa qualità”.

Le critiche all’aspetto culinario dell’evento a cinque cerchi non hanno dunque un solo colore e non provengono da una sola nazione. Certo uno smacco non da poco per una città, Parigi, che di recente si è autoproclamata capitale della gastronomia mondiale.

Cucina francese contro cucina italiana, è una rivalità senza fine

A fare da cornice alla questione infatti, una mostra a tema tenutasi nel luglio del 2023 a Parigi che ha fatto emergere un messaggio chiaro: la capitale francese, veniva asserito nel corso della kermesse culinaria, ha inventato piatti del calibro di millefoglie, croissant, macaron e baguette, ed è per tanto ‘la capitale mondiale del cibo’ (così si leggeva sul manifesto affisso all’ingresso della Conciergerie) con le sole Londra, New York e Tokyo indicate come competitor.

E l’Italia? Dimenticata.

Qualche anno fa, prima di morire nel 2018, il padre della Nouvelle Cuisine e Gran Maestro della cucina francese Paul Bocuse, parlando proprio della cucina italiana disse: "L’egemonia della cucina francese durerà sino a quando gli chef italiani non capiranno l’enorme patrimonio che hanno a disposizione, sia per quanto riguarda le materie prime che per il ricco patrimonio di tradizioni".

Da una parte insomma il modo di fare italiano, composto da ingredienti semplici e manipolati al minimo da valorizzare nel loro gusto, dall’altra quella francese, costituita da componenti raffinate e ricercate. Se è vero che siamo italiani e che esprimere un parere obiettivo su quale possa essere la migliore cucina è complesso è pur vero che a Parigi 2024 a diventare virali sono state le foto del Parmigiano Reggiano.