La novità sfugge al Ministero dell’Economia chiamato a fare il resoconto su interpello della Cna. L’abbuono riguarda i rapporti per la destinazione di abitazioni in linea familiare: per i contratti verbali non regge l’obbligo di registrazione presso l’Agenzia delle Entrate, ma questa inadempienza osta all’ottenimento del beneficio fiscale messo nuovamente in palio dalla Legge di stabilità 2016. Dunque per garantirsi l’agevolazione si raccomanda di registrare il comodato presso uno degli uffici dell'istitutoin parti congiunte entro il 1 marzo, ovvero a decorrere di 60 giorni dalla vigenza della normativa.

Ma occorre rispettare alcuni requisiti.

Le condizioni per avere il bonus

L’obbligo della registrazione non è cogente ai fini della validità del comodato, ma si vede necessario per beneficiare dello sconto fiscale sull’imponibile Imu e Tasi, come provveduto nella norma del Mef. La scadenza, dai 20 giorni disponibili per la soluzione scritta, sale a 60 giorni, dunque al primo marzo, pagando un’imposta di 200 euro. Questo termine ottempera lo statuto del contribuente, che interpreta questo limite come tempo utile per l’adempimento degli oneri fiscali; oltre tale limite cade il diritto all’agevolazione. L’aliquota dello sconto è del 50% e viene ad effetto dal 1 gennaio 2016, posto il soddisfacimento dei requisiti.

È interessato il comodante che cede l’immobile a parenti in linea retta entro il 1° grado e che non possiede altri immobili in Italia, esclusa dal novero l’abitazione principalepurché oggettivamentenon si tratti di casa di lusso e sia nello stesso comune e qui sia posta la residenza. Qualora venga accertato il possesso di immobili fuori da questo perimetro, non conta più il diritto a far valere il bonus.

Al comodatario spetta l’obbligo di adeguamento dell’immobile ceduto ad abitazione principale. È da precisare che si tratta di uno sconto e non di totale esenzione dal prelievo fiscale. Ma attenzione, perché con queste correzioni il Comune non può assimilare le case in comodato all’abitazione principale, esentando quindi i residenti dal versamento Imu, a meno che l’Isee familiare del comodatario non superi i 15 mila euro. Per contare l'effettivo beneficio però bisogna misurarlo sugli aggiornamenti della tassazione comunale. Infatti l'incremento delle aliquote potrebbe vanificare il vantaggio.