Il Fisco ormai ha in mano tutti i dati relativi ad ogni operazione bancaria di ogni singolo cittadino. Si chiama anagrafe dei conti correnti, ed ormai è ufficialmente partita ed è uno strumento che il fisco utilizzerà per stanare i presunti evasori fiscali e che purtroppo, non fa dormire sonni tranquilli a molti italiani onesti. Insieme alle modifiche delle norme sull’ISEE ed al 730 precompilato, la banca dati in mano all’Agenzia delle Entrate su ogni singolo contribuente si implementa di altri dati. Vediamo cosa succede adesso ed a cosa bisogna stare attenti per evitare di finire sotto la lente di ingrandimento del fisco, anche senza essere evasori.
Ormai è conosciuto come il Grande Fratello del Fisco
Come dicevamo, l’anagrafe dei conti correnti è partita dal 1° aprile. Infatti da quella data, Banche, Poste Italiane ed altri intermediari finanziari, hanno provveduto a comunicare al Fisco, i dati delle operazioni bancarie dei propri clienti. Quindi, conti correnti, libretti, carte di credito e carte prepagate con iban, con tutte le loro operazioni, sono in mano al Fisco. Le strutture bancarie hanno comunicato al Fisco saldi iniziali e finali di ciascuno di questi strumenti, compresa la giacenza media dell’anno 2015. In questi giorni in cui tanto si parla di dichiarazioni dei redditi e di 730, bisogna ricordare che anche le detrazioni per spese di ristrutturazione delle case, spese funebri e molte altre operazioni effettuate con bonifici bancari, sono finiti già nelle mani dell’Agenzia delle Entrate che ha provveduto ad inserirle nel 730 precompilato.
Questi dati sono richiesti anche per ottenere l'ISEE per accedere a prestazioni e servizi agevolati. Dati troppo discordanti tra dichiarazione dei redditi e movimenti bancari saranno comunicati al contribuente per un primo approccio bonario, per poi passare all’accertamento coattivo in caso di mancato riscontro del contribuente.
C’è inoltre la questione Equitalia, che potrebbe utilizzare questi dati per prelevare i suoi crediti vantati sui cittadini in maniera forzosa. Infatti, il concessionario per la riscossione ha chiesto l’autorizzazione ad utilizzare i dati dell’anagrafe allo scopo di facilitarsi il lavoro di rientro dei crediti vantati.
A rischio anche le operazioni più semplici
Prelevare dal proprio conto corrente adesso diventa un rischio? Come riporta il quotidiano “Libero”, anche il semplice prelievo può far scattare gli accertamenti del fisco e la segnalazione dell’antiriciclaggio. Purtroppo, non ci riferiamo soltanto a prelievi oltre la soglia di tracciabilità e di utilizzo del contante, che la Legge di Stabilità ha portato da 1.000 a 3.000 euro. Gli operatori di sportello delle Banche e delle Poste, in caso di dubbio, possono segnalare il correntista per operazioni sospette. Non è necessario prelevare ingenti somme e non c’è limite ai prelievi giornalieri. Infatti, la Legge italiana non prevede limiti di prelievi quotidiani di un correntista che, pertanto può anche decidere di azzerare il conto prelevando tutto.
Il Fisco è autorizzato a sua discrezione, in caso di movimenti sospetti, ad avviare l’accertamento fiscale in un qualsiasi momento. Bisogna sapere che per le nuove norme, prelevare dal conto senza indicare il beneficiario, in questo caso per cifre superiori ai 3.000 euro, può essere considerato reato perseguibile. Per la Legge prelevare somme di una certa importanza è prevedibile che sia un atto fatto a scopo di investire. Dando per certo (ed il Fisco lo da), che un investimento possa dare reddito, il contribuente potrebbe essere chiamato a darne giustificazione ed in assenza di quest’ultima, o ritenendola non plausibile, potrebbero scattare accertamenti per presunta evasione.