Ci sono poche cose in Italia più odiate delle tasse e dell'ente di riscossione Equitalia, ed ultimamente quella relativa al canoneRai, di fatto diventato obbligatorio, e pertanto tassa, è certamente la più indigesta. Questo sia per le modalità diriscossione, e cioè tramite un addebito diretto in bolletta in un periodo fiscalmente caldo come quello estivo, sia per il grande pasticcio che rischia di diventare l'ennesima beffa per chi ha diritto all'esenzione.
In Italia chi ha un diritto lo perde per colpa dei pasticci del governo
E' certamente questo il punto dolente.
In Italia anche chi haun legittimo diritto non può mai averne la certezza per colpa degli errori di chi poi pretende da noi la risoluzione. Sta succedendo con i famosi e famigerati 80 euro prima sbandierati e donati a tranche dal governo Renzi e poi chiesti indietro tutti insieme. Ed ora tocca al canone Rai.Ci sono migliaia di cittadini che per diversi motivi, tra cui il non possesso di un apparecchio tv, sono per legge esonerati dal pagamento del canone. Mesi e mesi passati ad accertare, tra ricorsi e ripensamenti, la modalità adatta per l'autocertificazione potrebbero non essere serviti a nulla. E' l'Unione Nazionale Consumatori a dare l'allarme, sollevando una legittima questione: chi ha presentato regolare autocertificazione di non possesso prima del 24 marzo si vedrà riconosciuto il diritto?
Lo spartiacque del 24 marzo 2016: per colpa di un modello a rischio migliaia di esenzioni
Cosa c'entra il 24 marzo? Lo svela la stessa Agenzia delle Entrate, quando comunica che "affinché le autocertificazioni siano valide, è necessario che gli utenti abbiano utilizzato solo ed esclusivamente il modello approvato" proprio in quella data.
Il tutto anche se la legge prevede che le dichiarazioni presentate precedentemente l'introduzione di quel modello devono essere considerate valide. Si sa però che la legge in Italia vale più quando si deve dare che quando si deve ricevere, e questa frase sta a significare che chi ha presentato la certificazione con largo anticipo (credendo di fare la cosa migliore) rischia di vedersi contestato non il diritto in sé, ma il pezzo di carta su cui è scritto il diritto.
Incredibile ma vero. Salvo poi dover ricorrere e spendere di nuovo, con modalità che però ancora non sono state emanate. Insomma, sembra che valga sempre il modo di fare tipico del nostro paese: intanto paga, anche se non dovresti, poi potrai chiedere indietro, anche se non si sa come.
Resta il fatto che vedersi negato un diritto solo per il modo con cui lo si espone è un messaggio davvero pessimo.
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