L'assegno di mantenimento dei figli subentra dopo la conclusione delle pratiche legali connesse al divorzio. Ma come calcolare l'importo esatto? Quali sono i fattori da considerare e a chi spetta? Ecco un'utile guida per comprendere tutti gli aspetti.

Come si calcola l'assegno di mantenimento

Per mantenimento si intende la somma in danaro con cui i genitori devono occuparsi delle esigenze necessarie alla crescita del bambino. In primis a stabilire la somma esatta sono il reddito e il patrimonio del genitore interessato, ma ci sono anche altri fattori che vengono analizzati.

Si tratta del tenore di vita che il figlio o figlia hanno avuto sino al momento della separazione o del divorzio, il tempo che viene trascorso con loro, il reddito attuale analizzando la situazione lavorativa e infine vengono quantificati i bisogni reali per un'ottima crescita. Il calcolo dell'assegno di mantenimento viene fatto dal giudice interessato sulla base di tutti questi aspetti che vengono analizzati con precisione e cura nei singoli casi.

Non vi è infatti un metodo standard per determinare la cifra esatta perché l'importo degli alimenti può variare a seconda dei dati riportati in ogni singolo aspetto che vengono interpretati e applicati in modo sempre differente. Ad avere una maggiore incisione comunque sono sempre i bisogni reali del figlio e per tali non si intendono soltanto quelli considerati necessari e quindi connessi alla crescita, nutrizione e alla formazione ma anche quelli secondari volti a garantire la serenità del figlio in un momento particolare.

Cosa comporta il mancato pagamento degli alimenti

Quando il giudice ha stabilito l'importo esatto con cui il bambino ha bisogno di crescere il genitore interessato al provvedimento ha l'obbligo di adempiere a tale mandato. Non ci sono possibilità di revocare tale disposizione o di rinunciare al pagamento. Un genitore che non paga l'assegno di mantenimento per il proprio figlio al coniuge a cui spetta entro i termini stabiliti dalla legge è soggetto a sanzioni comprese tra i 103 e i 1.032 euro o la reclusione fino a un anno nei casi gravi di persistenza del reato.