Un nuovo bollo auto, che potrebbe aggiungersi a quello attuale. Valore dell'operazione: duemila miliardi di euro l’anno. E non si tratterebbe di un’altra tassa di proprietà, ma di una tassa di circolazione, come quella che pagano gli svizzeri per attaccare l’adesivo che mettono sul parabrezza dell'auto ogni anno e che chiunque entri nel paese deve acquistare, spendendo circa 40 euro. Un nuovo pedaggio che da noi sarebbe relativo solo alla circolazione sulle strade statali.
Chi ci guadagna
Ma chi sarebbe il beneficiario della nuova tassa? L’Anas, la società pubblica che gestisce queste strade, che superano nel paese i 25 mila chilometri.
La misura, secondo il Messaggero, sarebbe allo studio del governo per rendere l’Anas autonoma, in vista della sua uscita dal settore pubblico, cosa che potrebbe avvenire solo garantendo alla società la cifra che ogni anno lo stato le gira per le sue attività sulla rete stradale statale, e cioè proprio quei duemila miliardi di cui si parlava all’inizio. Soldi che potrebbero essere garantiti con una sicurezza delle entrate da un meccanismo a tariffa. Perché l’alternativa di versare all’Anas una quota delle accise sulla benzina, senza aumentarle, visto che lo stato risparmierebbe i duemila miliardi che non verserebbe più alla società, sarebbe stata valutata in modo negativo: avrebbe il vantaggio di essere una sorta di pedaggio nascosto agli automobilisti che circolano sulle statali senza toccargli il portafoglio, ma è altrettanto vero che sarebbe soggetto a variabili di mercato che non garantirebbero stabilità al flusso finanziario da destinare all’Anas.
E allora, via di bollino sul parabrezza, anche se il rischio sarebbe quello di una sollevazione generale, perché tutti gli automobilisti chi più chi meno percorrono strade statali, creando disparità notevoli a vantaggio di chi le percorre assiduamente rispetto a chi frequenta le statali una volta ogni tanto e che sarebbe comunque obbligato a pagare.
Allora sarebbe più giusto usare un metro autostradale e far pagare un importo a pedaggio effettivo, ma col rischio comunque di un intasamento del traffico sui possibili percorsi alternativi, tra strade provinciali e comunali.
Il governo nega
Ma perché infilarsi in questo ginepraio? Il tema è quello delle privatizzazioni chieste a gran voce dalla Ue, a cui il governo deve dare delle risposte.
Un gioco di scambi o un risiko che dir si voglia, che porterebbe l’Anas a entrare nelle Ferrovie dello stato, che poi a loro volta metterebbero sul mercato la fetta più appetitosa, privatizzando l’alta velocità. Ma resterebbe da risolvere il nodo dei contenziosi in corso che l’Anas potrebbe perdere, valutati dagli esperti in un ammontare di 900 milioni di risarcimenti. Duecento sono già disponibili nelle casse della società di gestione delle strade statali e quindi basterebbe allungarne 700 alle Fs per evitare pericolosi contraccolpi di bilancio. Ma di certo la cosa più difficile sarebbe far digerire agli italiani un'altra tassa per muoversi liberamente sulle strade spesso pessime del paese. Per ora il ministero dei Trasporti ha smentito tutto. Staremo a vedere.