Si attende con ansia il confronto tra Governo e sindacati, Uil, Cgil e Csl sulle Pensioni definite come “fase due” che riguarda i lavoratori delle fasce deboli. La legge Fornero, introdotta nel 1992, ha penalizzato e, continua a penalizzare, il mercato del lavoro. I sindacati sostengono che la legge sia iniqua. I dati degli ultimi anni hanno evidenziato la mancanza di offerte lavorative a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile.

L’aumento della disoccupazione giovanile, il mondo del precariato e lavori usuranti, sono quelli che stanno soffrendo di più.

La soluzione è modificare la legge per sostenere i lavoratori in difficoltà. Manovra non semplice date la mancanza di risorse unite all’avvicinarsi dello scalino, nel 2019, dell’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni. I sindacati sono fermi sul trovare delle soluzioni entro dicembre per riuscire a rientrare nel bilancio del 2018.

Andare in pensione con 20 anni di contributi

La pensione, chiamata “Garanzia”, andrebbe a sostenere i nati negli anni ’80 che, con le leggi attuali, sarebbero coloro più danneggiati. La spesa sarà totalmente a carico dello Stato ed è destinata a chi si ritrova con un regime contributivo minimo. Le carriere discontinue, che in questi anni hanno contrassegnato la realtà lavorativa, dovrebbero essere tutelate da questa soluzione.

Come funziona?

Il minimo contributivo, che si richiede per accedere a questo tipo di pensione, è di 20 anni. Su questa opzione l’assegno, erogato dallo Stato, sarà di 650 euro al mese. In caso si continui a lavorare verrà aumenta di 30 euro mensili per ogni anno in più di contributi versati per un massimo di mille euro.

L’accumulo retributivo viene calcolato nonostante le carriere siano discontinue o ci siano lunghi periodi di disoccupazione, in modo da avere un fondo pensionistico a cui accedere.

La domanda per questo tipo di pensione potrebbe partire solo al giungere dell’età pensionistica richiesta dalla legge.

Bloccare l’innalzamento dell’età pensionabile

In base alla soluzione per i giovani, i sindacati, richiedono il congelamento dello scalino previsto per il 2019. Aumentare l’età pensionabile a 67 anni non aiuterebbe a supportare la proposta e aumenterebbe i disagi per coloro che dovrebbero andare in pensione.

La soluzione proposta sarebbe quella di gestire l’Ape sociale e quella volontaria per riuscire a sostenere la pensione “Garanzia”. Scettico l’istituto di previdenza sociale, Inps, contraria a queste soluzioni per una mancanza contributiva a sostegno dell’erogazioni delle pensioni. Secondo l’ente questa manovra apporta spese notevoli che, nei prossimi anni, aumenteranno le spese previdenziali.

In questo caso i sindacati chiedono al Governo un fondo di solidarietà per la proposta da stanzionare nel bilancio del 2018. Solo in questo modo si possono ammortizzare le spese previste e fare in modo che la proposta vada a buon fine. Il prossimo incontro avverrà dopo la pausa estiva, a settembre. Il convegno è fissato lo stesso giorno in cui, l’Inps, otterrà i dati delle domande Ape e Quota 41.

In previsione la Cgil ammette, in una nota stampa, che il fulcro centrale sarà il blocco dell’età pensionistica e la modifica necessaria “Garanzia”.

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