Con Web Tax si indica la proposta di legge che mira a regolamentare la tassazione per le imprese di grandi dimensioni che operano in rete, al fine di garantire equità fiscale e concorrenza leale.

La commissione Bilancio del Senato approva la Web Tax

Dopo varie correzioni e riscritture, la commissione Bilancio del Senato ha approvato all'unanimità la Web Tax, su proposta del senatore Pd Massimo Mucchetti.

L'emendamento alla legge di bilancio approvato dai senatori, introduce in Italia, a partire dal 1° gennaio 2019, un'imposta del 6% sulle transazioni online, ovvero sulle prestazioni di servizi effettuate con mezzi digitali da soggetti residenti o con stabile organizzazione nel territorio dello Stato.

Escluse dalla tassazione sono le imprese agricole, insieme con i contribuenti che hanno aderito al regime forfettario e al regime di vantaggio per i contribuenti di minore dimensione.

Per capire cosa sarà effettivamente tassato e rendere operativa l'imposta, saranno necessari tre decreti attuativi:

- entro il 30 aprile 2018 un decreto del MEF dovrà definire e indicare la base imponibile;

- entro 60 giorni da tale data, l'Agenzia delle Entrate dovrà indicare in che modo si potranno segnalare al Fisco le operazioni che derivano da transazioni digitali e quindi soggette a Web Tax;

- il direttore dell'Agenzia delle Entrate dovrà stabilire gli adempimenti dichiarativi e le scadenze di pagamento dell'imposta digitale.

Uno strumento utile per monitorare le operazioni online e individuare i soggetti passivi della web tax sarà lo Spesometro, mediante l'analisi delle dichiarazioni degli acquirenti.

Una prima stima, assicura un gettito di 114 milioni di Euro all'anno derivante dall'applicazione della Web Tax, che sarà disponibile nelle casse dello Stato a partire dall'estate del 2020.

Infatti, l'imposta del 6% dovrà essere calcolata sulla prestazione del servizio al netto dell'Iva e dovrà essere versata nei modi e con le scadenze delle imposte sui redditi.

Per agevolare le imprese italiane ed evitare loro la doppia tassazione, è previsto un credito d'imposta pari all'imposta versata sulle operazioni digitali, che potrà essere utilizzato innanzitutto per il pagamento delle imposte sui redditi e poi l'eventuale eccedenza potrà essere compensata per imposte sui redditi, contributi previdenziali e assistenziali, e contributi Inail.

Tale agevolazione per le imprese di casa nostra potrebbe però rivelarsi una lama a doppio taglio, in quanto potrebbe penalizzare lo sviluppo digitale del Paese. Infatti, le start-up non fanno utili nei primi anni di attività e di conseguenza non potranno godere del credito d'imposta previsto. Pare dunque che l'intento sia quello di far pagare la Web Tax solo alle imprese straniere.