A volte le interrogazioni parlamentari servono davvero ai cittadini. In attesa che il ministero della Salute risponda a quelle sulle morti in culla e il vaccino Infanrix, una mozione presentata da Giuseppe L'Abbate del M5S scoperchia il calderone del caso Tari. Si è scoperto infatti che tantissimi comuni, dal nord al sud, hanno gonfiato fino al 70% le tariffe riscosse dagli ignari cittadini. E ora il Codacons scende sul piede di guerra per i rimborsi e le punizioni. Vediamo di cosa si tratta.

L'interrogazione parlamentare che ha scoperto l'errore

Il numero che segue, 5-10764 del 18 ottobre 2017, identifica l'interrogazione parlamentare presentata dall'onorevole Giuseppe L'Abbate del M5S al ministero dell'Economia. Con questa richiesta, il deputato ha chiesto chiarimenti al Governo sulle tariffe gonfiate che i comuni hanno inviato ai propri contribuenti. Calcolando infatti le pertinenze più volte, i comuni hanno riscosso dagli italiani ignari centinaia di migliaia di euro non dovuti, che adesso saranno chiamati a restituire con gli interessi. L'esempio più chiaro è rappresentato appunto dalle pertinenze. Perché se due persone vivono nella stessa casa, il comune chiede che venga conteggiata due volte una cantina coperta come se ciascuno degli abitanti ne usufruisse due volte?

Se l'è chiesto anche il Codacons.

Codacons: il governo indaghi per truffa e i comuni restituiscano tutto con gli interessi e le spese

Dovrebbe partire oggi 13 novembre l'azione collettiva del Codacons, come si legge sul sito dell'associazione dei consumatori. Il presidente Carlo Rienzi annuncia infatti una valanga di ricorsi ai comuni incriminati.

Tali ricorsi sono volti non solo a ottenere indietro quanto non dovuto, ma anche a far pagare ai comuni interessi e spese legali. Inoltre il Codacons parla di un esposto alle diverse Procure in cui hanno sede i comuni che hanno riscosso somme non dovute, nel quale chiederà che si indaghi per due reati molto gravi: truffa e appropriazione indebita.

Come capire se si è pagato di più

Ed ecco il punto dolente per il cittadino. Come faccio a capire se rientro nei comuni che hanno sbagliato i calcoli? Intanto il Codacons scopre le prime 7 città che avrebbero sbagliato, e che sono: Milano, Genova, Ancona, Siracusa, Catanzaro, Rimini e Napoli, anche se Genova rivendica la correttezza delle proprie tariffe. In secondo luogo il dato principe che va ricercato è il calcolo della quota variabile della Tari, le pertinenze, come già spiegato qui. Il quotidiano "Il Corriere" prova a fare un calcolo molto semplice che rende molto bene l'entità dell'errore. Prendiamo il caso di un'abitazione di 100 metri con due pertinenze, cioè un garage di 30 metri e una cantina di 20 metri. La quota fissa della tassa si applica sui metri quadri totali della casa e sulla metà dei metri quadri (cioè 15 + 10) delle pertinenze. L'errore poi sta nel caso in cui il comune applichi la quota variabile di nuovo su ogni cespite catastale (cioè su ogni voce, casa e pertinenze), cioè applicata tre volte. La differenza? In questo esempio invece dei 391 euro previsti e corretti, il cittadino ne ha pagati 673.

Come procedere per il rimborso

Intanto è bene che il contribuente conosca le leggi a suo favore. L'articolo 1 comma 164 della legge 296/2006 (finanziaria 2007) prevede che si ha diritto a richiedere indietro le somme non dovute e versate fino a 5 anni. E' quindi bene che ci si rivolga al proprio comune per contestare le somme non dovute. Se il proprio comune rifiuta la restituzione, il contribuente ha 60 giorni di tempo per rivolgersi alla commissione tributaria della propria regione. Deve a questo punto attendere almeno 180 giorni, secondo la normativa vigente sui tributi locali (comma 164 legge 296/06). Se la commissione nega il rimborso, il cittadino può partire con un ricorso aderendo magari ad una class action, come preannuncia il Codacons.

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