Polemiche a non finire su una delle tasse più odiate dai contribuenti: quella sui rifiuti, altrimenti nota come Ta.Ri. Cosa è successo? Milioni di contribuenti potrebbero aver versato maggiorazioni non dovute che adesso i comuni potrebbero essere costretti a restituire. Innanzitutto, a seguito di un'interrogazione parlamentare dell'onorevole Giuseppe L'Abbate del M5S al sottosegretario all'economia Baretta. Lo stesso sottosegretario ha chiarito che non si può, come invece fanno spesso i comuni, calcolare la tassa sui rifiuti due volte, cioè sia sull'abitazione principale che sulle pertinenze.

In secondo luogo, aumentano le sentenze che riconoscono l'illegittimità dell'imposta IVA su Tares, Tia, Tarsu e Tari. Ma chi può chiedere il rimborso, e soprattutto come può fare? Vediamolo insieme.

Primo costo che si può rimborsare: il doppio calcolo della Tari su abitazione e pertinenze

Abbiamo già spiegato come chiedere il rimborso delle bollette a 28 giorni. Occupiamoci ora della tassa rifiuti. Il quotidiano Business Online ha reso noto che circa un terzo dei comuni italiani ha applicato un meccanismo illegittimo per il calcolo della tariffa inviata ai propri contribuenti. Il Governo stesso, in seguito all'interrogazione citata, ha specificato che i contribuenti hanno diritto al rimborso per i calcoli errati, fino a 5 anni indietro.

Il costo è sostenuto da chi occupa l'abitazione nel caso dell'affitto e dal proprietario in caso di uso della stessa. La tassa è dovuta appunto per il locale abitato o per le aree scoperte che producono rifiuti. Va da sé quindi che non si deve pagare la tassa sulle aree scoperte di pertinenza o accessorie, e qui sta l'errore.

Si tratta di balconi e terrazze scoperte, posti auto scoperti, cortili, giardini e parchi, o aree condominiali come ascensori e scale. La Tari si compone di due voci, una detta fissa e l'altra variabile.

Quota fissa e quota variabile

  • Nella propria bolletta si può trovare una voce definita fissa, che è calcolata in base ai metri quadri catastali dell'immobile. La quota aumenta all'aumentare delle dimensioni, comprese le cantine e i garage, purché coperti.
  • La quota variabile invece dipende da quante persone occupano la casa e riguarda le pertinenze. Ed è qui che è stato fatto l'errore, perché questa parte non può essere calcolata più volte. Per spiegarci meglio: se nella casa abitano tre persone, e la casa dispone di un garage coperto, la quota variabile non può essere calcolata 3 volte, come se ci fossero tre garage, uno per ciascun abitante, ma deve essere conteggiata solo una volta per tutti. Un garage coperto, una pertinenza unica, una sola quota calcolata.

Come capire se si può chiedere il rimborso?

E' semplice: prendete l'avviso di pagamento della Tari e verificate che contenga i seguenti dati:

  • importo totale dovuto
  • somme dettagliate
  • dati catastali abitazione
  • superficie calcolata
  • occupanti
  • quota fissa
  • quota variabile

Adesso verificate che la quota variabile sia indicata solo per l'abitazione e non per le pertinenze. Se è stato fatto un addebito illegittimo si può chiedere il rimborso degli ultimi 5 anni. Il rimborso va chiesto al comune o alla società che gestisce il servizio. Va citata l'interrogazione parlamentare indicata nel link suddetto, dove troverete la modalità per compilare il ricorso che ripetiamo. Fate una raccomandata con ricevuta di ritorno al proprio comune o all'ente che gestisce i rifiuti. L'interrogazione parlamentare da indicare è la n. 5-10764 del 18 ottobre 2017. Allegate tutti gli avvisi di pagamento degli ultimi 5 anni con le relative ricevute di saldo. Il comune deve rispondere e rimborsare. Se così non fosse è possibile rivolgersi alla Commissione Tributaria Provinciale, entro 60 giorni.

Anche l'IVA può essere chiesta indietro ma solo per la Tari e la TIA1

C'è anche un'altra buona notizia per i contribuenti, ed è il rimborso dell'IVA sulla Tari. Chi ha pagato l'IVA al 10% sulle proprie bollette può fare domanda di rimborso. La suprema Corte di Cassazione ha emanato la sentenza n. 5078/2016, con la quale ha dichiarato illegittima l'applicazione dell’Iva su una tassa. Come verificare se anche in questo caso si può avere il rimborso? Chiariamo che per avere il rimborso è necessario che:

  • al proprio comune non si paghi la Tarsu ma la Tari. Potrebbe sembrare la stessa cosa ma si tratta di due imposte diverse. Per la Tari non si può applicare l'IVA, la Tarsu già è esente. Lo dice il D.Lgs. 507/93.
  • al proprio comune non sia paghi la TIA, e in particolare la TIA2, per lo stesso motivo suddetto. L'articolo 14 del Dl 78/2010 stabilisce che la TIA2 è una tassa patrimoniale, quindi assoggettabile a Iva.
  • al proprio comune si paghi la Tari e se sia stata applicata l'IVA al 10%. In questo caso si può chiedere il rimborso fino a 10 anni indietro.

Ci si deve rivolgere al comune, all'ufficio tributi, portando ovviamente tutti i bollettini Tari con indicata l'IVA al 10% pagati, così come la TIA a tariffa TIA1.

Sperando che poi i comuni non aumentino le tariffe per rifarsi, come si teme per i gestori telefonici che dovrebbero tornare a fatturare ogni 12 mesi ma con prezzi più alti.

Se vuoi rimanere aggiornato sulle novità che riguardano le bollette e i tuoi diritti, iscriviti al canale. E se ti è piaciuto l'articolo vota con le stelle e lascia un commento. Ci aiuterai a far sentire di più la nostra voce.