Giugno segna l'inizio della bella stagione, della prenotazione delle vacanze, ma è anche il mese dei pagamenti di molte Tasse e milioni di contribuenti, siano essi famiglie o imprese, devono fare i loro conti con il fisco. Quest'anno il conto più salato lo hanno le imprese, secondo un'analisi della Cgia di Mestre (Associazione artigiani e piccole imprese). Come ci informa il giornale La Presse, entro il 30 giugno il fisco incasserà dai contribuenti ben 53,3 miliardi di euro di tasse. Se da una parte aumenteranno le entrate delle casse dello Stato, dall'altra ci sarà chi dovrà sopportare un peso fiscale non certo piacevole, visto che uno dei problemi dei contribuenti è proprio quello che si sta rivelando come un fisco troppo opprimente e vessatorio.

Alcune imposte da versare a giugno

I 53,3 miliardi di euro di incasso derivano da una serie di versamenti dei contribuenti, vediamo alcuni dei principali. Innanzitutto l'Imu (Imposta municipale propria) e la Tasi (tassa costi servizi indivisibili del Comune) sulle seconde e terze case. Il contribuente può versare la prima rata o l'intera rata dell'Imu e della Tasi entro il 18 giugno 2018. Chi vuole, può saldare il secondo acconto Imu e Tasi entro il 17 dicembre.

Le piccole e medie imprese e i lavoratori autonomi verseranno l'Iva di maggio, il pagamento del saldo 2017 e dell'acconto 2018 dell'Ires (l'Imposta sulle società di capitali), le partite Iva e i percettori di altri redditi, l'Irpef, il saldo 2017 e l'acconto 2018 Irap (Imposta regionale sulle attività produttive).

La Cgia sottolinea che le imprese, soprattutto le piccole e medie, subiranno un duro colpo anche perchè i loro redditi dipendono molto dalla domanda interna, cioè i consumatori. Quest'ultimi però sono aggravati da Imu e Tasi.

Il gettito delle principali imposte

Un fisco opprimente quello italiano. Per l'Italia le principali problematiche tributarie rilevate sono l'avere i tributi più alti d'Europa e le difficoltà di pagamenti, soprattutto dei piccoli e medi imprenditori che dovranno sostenere gli oneri e sono poco sostenuti dalle banche.

Per il segretario della Cgia, Renato Mason, serve una tassazione meno opprimente. Secondo Mason, l'amministrazione finanziaria potrebbe lavorare meglio se ci fossero meno impedimenti e ritardi da parte della burocrazia, meno leggi.

Ma ritornando al dato di partenza, cioè i 53,3 miliardi di euro, esso è costituito dalle seguenti imposte:

  • Ritenute Irpef dipendenti e collaboratori: 11452
  • Tasi/Imu: 9874
  • Iva: 9400
  • Ires: 9124
  • Irpef (partite Iva e percettori di altri redditi): 4300
  • Irap: 3200
  • Tari: 2100
  • Addizionale regionale Irpef: 1553
  • Ritenute Irpef lavoratori autonomi: 1056
  • Addizionale comunale Irpef: 605
  • Diritto annuale Camera di Commercio: 500
  • Ritenute bonifici detrazioni Irpef: 160

Queste cifre sono calcolate in milioni di euro e sono state rilevate dall'Ufficio Studi della Cgia di Mestre su dati Istat e del Ministero dell'Economia e delle Finanze.