Luigi di Maio, neo ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico del Governo Conte, nonché capo politico del M5S, è intervenuto all'assemblea della Confcommercio e, in quella sede, ha ribadito la partenza di una vera e propria rivoluzione fiscale con la fine di tanti strumenti, anche di recente introduzione da parte dell'agenzia delle entrate, come lo spesometro, il redditometro o lo split payment (la suddivisione dei pagamenti), allo scopo di attuare quella pace fiscale con i contribuenti promessa e messa nero su bianco nel contratto firmato a quattro mani con la Lega di Matteo Salvini.

Verso la pace fiscale

Davanti ai commercianti riuniti ieri in assemblea, e a cui Di Maio ha strappato applausi a scena aperta, il vicepremier ha fatto chiaramente capire che diversi strumenti messi in campo contro l'evasione fiscale saranno eliminati o depotenziati. Questo, fondamentalmente, perché il presupposto sul quale si basano e da cui partono è che ci si trovi di fronte, sempre e comunque, a degli evasori. Inoltre, tali strumenti, invece di rendere più semplice al contribuente dimostrare la propria reale posizione nei confronti del Fisco sono composti da procedure complicate per il cittadino medio. Basti citare il fatto, come ha precisato Di Maio, che ancora oggi un imprenditore o un professionista devono impegnare, in media, 100 giorni all'anno per completare tutti gli adempimenti necessari.

Giorni che potrebbero essere, più proficuamente, utilizzati per creare valore e reddito per la propria azienda è il ragionamento del ministro penta-stellato. In pratica, mettendo insieme i dati che si trovano già all'interno delle varie banche dati della Pubblica Amministrazione si invertirà l'onere della prova. Dovrà essere lo Stato, d'ora in poi, a dimostrare che un soggetto sia un evasore e non il soggetto interessato a dover provare di aver agito correttamente.

Di Maio, inoltre, ha assicurato la platea dei commercianti e, di conseguenza, tutti gli italiani che l'Iva non aumenterà e le clausole di salvaguardia saranno disinnescate. Parole accolte positivamente dai commercianti con un lungo applauso, ma anche dal Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che, intervenendo subito dopo le ha riprese e ha affermato di condividerle pienamente, come riferisce l'agenzia di stampa AdnKronos.

Ma a questo scopo è necessario trovare coperture per almeno 12 miliardi di euro.

Un punto di contrasto

Dove l'associazione dei commercianti si è sentita meno in sintonia con il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico è sull'introduzione, ovviamente, del reddito di cittadinanza che, nonostante le precisazioni e rassicurazioni, viene percepito ancora come un sussidio e un incentivo a rimanere a casa. Tanto è vero che il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha ribadito che il mezzo principale per contrastare la povertà assoluta è dare lavoro alle persone. Un lavoro dignitoso e un salario giusto, è stata la sua precisazione. E, indirettamente, questa dichiarazione dimostra come i commercianti vedano non proprio bene anche l'annunciato salario minimo di legge. Provvedimento che Di Maio ha, comunque, difeso e giustificato come necessario per tutti quei lavoratori precari che sono fuori dalla contrattazione nazionale.