La tassa regionale sulla benzina da autotrazione non rispetta il diritto comunitario di conseguenza per la Commissione Europea l'Italia deve abolirla. E' questa, in sintesi, la decisione di Bruxelles che potrebbe condurre ad un inaspettato calo del prezzo dei carburanti nel nostro Paese. La Commissione ha spiegato dettagliatamente, con numerosi riferimenti normativi nazionali ed europei, il perché di questa sua decisione. Fondamentalmente, comunque, la tassa regionale sulla benzina da autotrazione non perseguirebbe scopi specifici. L'unico motivo di esistenza di tale balzello sarebbero obiettivi di riequilibrio di bilancio che sono, ovviamente, contrari al diritto dell'Unione.
Le motivazioni della Commissione
Nello specifico, la tassa regionale italiana contrasterebbe con la normativa europea sulle accise. In effetti, in Italia vigono tutta una serie di accise che è difficile poter giustificare a livello europeo. Tanto che, in campagna elettorale, l'attuale Vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini aveva promesso di voler eliminare quelle più anacronistiche. Ora l'Unione Europea ritorna prepotentemente sul tema. Infatti, questa decisione mette fortemente in luce le differenze esistenti tra i vari Paesi europei in merito all'attuazione del, cosiddetto, federalismo fiscale. Forse, in Italia in particolare, secondo quanto affermato dalla rivista online "Qui Finanza", molti intendevano il federalismo fiscale come uno strumento utile a raccogliere risorse finanziarie.
La messa in mora dell'Italia
In quest'ottica, a partire dal 1 gennaio 2012 è in vigore, in Italia, l'Irba, appunto l'Imposta Regionale sulla Benzina per Autotrazione. Si tratta di un prelievo di circa 2 centesimi per ogni litro di benzina erogata. Ora la Commissione europea ha dato il via alle fasi preliminari della procedura d'infrazione nei confronti del nostro Paese.
E' stata inviata, infatti, al nostro Governo, una formale lettera di messa in mora. Se le raccomandazioni in essa contenute non dovessero venire rispettate la conseguenza diretta sarebbe un deferimento del nostro Paese di fronte alla Corte di Giustizia della Ue. Questo mette di fatto l'Italia con le spalle al muro. Infatti, il nostro Governo ha, ora, due mesi di tempo per rispondere alla missiva europea.
Ma questo non vuol dire che la Commissione accetterà tout court le motivazioni italiane. Potrebbe, infatti, decidere di procedere comunque con la procedura d'infrazione.
Bisogna ricordare, ad onor del vero, che l'Irba, istituita con il Decreto legislativo n° 398 del 1990 ha richiesto la modifica degli Statuti delle varie Regioni e anche una modifica costituzionale. Nello specifico del Titolo V della Costituzione. Inoltre nel 2012 il Governo Monti fece ricorso costituzionale contro la legge regionale del Lazio perché costituzionalmente illegittima in alcuni specifici articoli. Ora anche la Commissione europea si è accorta del problema.
Altre tre procedure d'infrazione
Comunque, questa relativa all'Irba è solo l'ultima di una serie di procedure di infrazione in cui è implicata l'Italia.
Ve ne sarebbero almeno altre tre. Una riguarda i ritardi nella realizzazione della rete di smaltimento delle acque di scarico. Un'altra avrebbe a che fare con l'autorizzazione all'uso di vecchi serbatoi di stoccaggio del Gpl. Questi dovevano essere utilizzati esclusivamente per lo stoccaggio in superficie. Invece, sarebbero stati autorizzati anche per lo stoccaggio sotterraneo. Infine, vi sarebbe una procedura di infrazione per scarsità di informazioni fornite agli utenti circa la viabilità e la sicurezza stradale.