La necessità di far quadrare i conti dello Stato e quella di consentire ai contribuenti italiani di recuperare un rapporto più amichevole con il Fisco, si intrecciano e si incontrano sul tema della Pace Fiscale tanto cara a M5S e Lega e i cui principi sono stati cristallizzati, nero su bianco, nel contratto del Governo del cambiamento. Nello stesso tempo vengono ridimensionate, anche notevolmente, le stime riguardanti le risorse reperibili da quello che, molti, considerano una sorta di condono fiscale.

L'aggiornamento delle stime

Il Governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte è impegnato in una delicata sessione di Bilancio, iniziata molto anticipatamente e in cui va trovata la quadratura a molti temi e riforme care ai due partiti firmatari del contratto di governo.

Per ragioni diverse e complementari, M5S e Lega puntano a far partire quanto prima le due riforme cardine della loro campagna elettorale: la flat tax e il reddito di cittadinanza. Secondo quanto riferisce il sito dell'Ansa, però, le risorse che, almeno in una prima fase, potrebbero essere rese disponibili dall'attuazione della Pace Fiscale, sarebbero solamente tre miliardi e mezzo di euro. Precedentemente, le stime dei Governo indicavano un recupero di risorse per circa 35 miliardi di euro. Il notevole ridimensionamento delle stime sarebbe derivato dal fatto che la Pace Fiscale dovrebbe partire dal prossimo 1 gennaio 2019 e non subito, come assicurato precedentemente.

La ragione alla base di questo ritardo sarebbe quella di rendere possibile per i cittadini-contribuenti e l'amministrazione finanziaria completare la chiusura della seconda fase della definizione agevolata delle cartelle esattoriail, partita a fine luglio 2018, vale a dire la cosiddetta rottamazione bis ancora in corso.

Questi tre miliardi e mezzo di euro verrebbero, ovviamente, utilizzati come coperture.

Gli obiettivi della Pace Fiscale

Come accennato sopra, la Pace Fiscale è parte integrante e caratterizzante del contratto del Governo del cambiamento. In esso, infatti, sono esplicitati gli obiettivi che si vogliono raggiungere attraverso essa.

In particolare, si vogliono rimuovere gli squilibri economici derivanti dalle obbligazioni assunte da parte dei cittadini-contribuenti. Questo obiettivo presuppone un accordo stragiudiziale tra amministrazione finanziaria e contribuente per una sorta di saldo e stralcio del debito tributario in base a percentuali prefissate anticipatamente dal Governo e che tengono conto della particolare situazione del soggetto debitore e del suo grado di volontarietà nel non aver potuto onorare precedentemente e regolarmente dette obbligazioni.

Il nocciolo della questione, comunque, è il forte ridimensionamento delle risorse ricavabili da questa strategia fiscale. Alcuni sono andati a ripescare le dichiarazioni di Armando Siri, ideologo della flat tax, che fino a pochi giorni dopo il giuramento del Governo dichiarava di attendersi almeno 35 miliardi di euro dalla Pace Fiscale. Ora la realtà dei fatti e le necessità di trovare un compromesso fra le varie esigenze suggeriscono altri obiettivi. Ecco perché, molto probabilmente, per trovare la giusta quadra pare che il Governo stia valutando attentamente anche una riorganizzazione della selva di detrazioni e deduzioni fiscali in vigore nel nostro Paese.