Il futuro del Governo gialloverde non può prescindere dall'approvazione, già nella prossima Legge di Bilancio, di due provvedimenti cari ai due partiti di Governo. Stiamo parlando del reddito di cittadinanza e della flat tax. Gran parte del successo del M5S deriva proprio dalla promessa, in campagna elettorale, di un reddito di cittadinanza per tutti. Anche la Lega ha costruito parte del proprio successo elettorale sulla promessa della introduzione della flat tax, auspicata soprattutto dai ceti produttivi del settentrione. Salvini e Di Maio, negli ultimi giorni, hanno anche più volte dichiarato la necessità di superare il limite deficit/PIL dell'1,6%, arrivando, se necessario, anche al 2,4%.

Con tutti i rischi in termini di spread e di interessi sul debito che ne conseguirebbero

Come finanziare flat tax e reddito di cittadinanza

La necessità di non tradire le promesse elettorali fa capire la tensione esistente tra il Ministro dell'Economia Tria, paladino dei conti pubblici, e i due vicepresidenti del Consiglio. Ovviamente tutte le promesse hanno un prezzo, e i denari necessari per mantenerle vanno trovati. Ciò indipendentemente da quanto sarà il rapporto deficit/PIL: che si sfori o meno la soglia del 2%, tutti i provvedimenti promessi devono essere adeguatamente finanziati. Il Governo sta dunque pensando ad una serie di misure di contenimento della spesa in grado di liberare risorse da investire per flat tax e reddito di cittadinanza.

Sembra ormai certa la tanto discussa "pace fiscale". I problemi derivanti da una misura del genere sono duplici, di ordine morale e di ordine pratico. Da un lato i contribuenti che hanno sempre pagato fino all'ultimo centesimo si sentiranno per l'ennesima volta presi in giro. Dall'altro risulta complicato stimare l'effettivo gettito derivante da una misura del genere.

Le esperienze passate hanno dimostrato come le entrate preventivate si siano spesso dimostrate sovrastimate rispetto agli introiti effettivi. Ma il Governo sta studiando altre misure al fine di trovare tutte le risorse necessarie.

Un taglio lineare alle detrazioni fiscali per trovare ulteriori risorse

Tra le misure allo studio dei tecnici, c'è anche la possibilità di un corposo taglio alle detrazioni fiscali.

Stiamo parlando in questo caso di una riduzione dal 19% al 17% delle principali detrazioni usufruite da gran parte dei contribuenti italiani. Tra l'altro, un provvedimento in tal senso esplicherebbe i propri effetti nel 2020, quando saranno presentate le dichiarazioni dei redditi per l'anno d'imposta 2019. Le detrazioni in questione sono ad esempio quelle relative alle spese sanitarie, ai mutui sulla prima casa, alle spese universitarie e agli affitti per gli studenti fuori sede. Se tale impostazione dovesse passare, i contribuenti italiani vedrebbero diminuire gli sconti fiscali a proprio favore. Per fare un esempio, su un plafond massimo di interessi detraibili di 2000€, la detrazione spettante passerebbe da 380 € a 340€.

Allo stesso modo le detrazioni per gli affitti degli studenti, calcolate su un massimo di spesa di 2633€, passerebbe da 500€ a 448€. Appare evidente il rischio, per redditi medio bassi, che il modesto risparmio ottenibile con una flat tax estesa a tutte le tipologie di reddito, possa essere "mangiato" dalla riduzione degli oneri detraibili. Ovvero, ciò che viene dato con la mano destra viene tolto con la mano sinistra.