La Presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, in merito all'introduzione nel nostro ordinamento fiscale della Fattura Elettronica aveva sempre espresso la convinzione che servisse un'introduzione più graduale dell'obbligo rispetto a quanto deciso dal Governo M5S - Lega. Ora viste anche le numerose criticità emerse sull'argomento, a cominciare dai rilievi sulla Privacy espressi recentemente dal Garante fino alla possibilità che i dati possano essere trafugati da parte di hacker informatici, Fratelli d'Italia ha deciso di avviare una raccolta firme, a cui si può aderire anche dalla pagina Facebook della Meloni, contro l'introduzione dell'obbligo di fatturazione elettronica dal prossimo 1° gennaio 2019.

Inoltre, invita tutti i cittadini a scendere in Piazza mercoledì 12 dicembre alle ore 11:00 davanti Montecitorio per manifestare il proprio dissenso.

La polemica politica

Fratelli d'Italia non è il solo partito politico di opposizione a manifestare dei dubbi sull'opportunità e la convenienza dell'introduzione dell'obbligo di fatturazione elettronica. Questo tema ha suscitato una vivace polemica Politica fin dagli albori. Infatti, come mette in evidenza il quotidiano milanese "Il Giornale", anche diversi esponenti di Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi alleato di Fratelli d'Italia, hanno presentato un'interrogazione parlamentare in merito. Il motivo fondamentale sarebbe che molti imprenditori italiani potrebbero arrivare ancora non del tutto pronti all'appuntamento del 1° gennaio.

Cosa che potrebbe generare problemi alle loro attività economiche.

Meloni propone, quindi, di manifestare contro l'introduzione generalizzata dell'obbligo di fatturazione elettronica e di chiedere al Governo giallo - verde che la fattura elettronica rimanga obbligatoria solo per le transazioni di beni e servizi superiori ai 10.000 euro di importo.

Mentre, per quanto riguarda l'obbligatorietà per i piccoli commercianti, Fratelli d'Italia chiede al Governo di posticiparla ulteriormente al 2022. Secondo Fratelli d'Italia infatti, la motivazione del Governo, secondo cui dalla fattura elettronica si attendono maggiori entrate per 2 miliardi di euro, non è credibile in un Paese che ha una spesa pubblica di 880 miliardi di euro. In pratica, Giorgia Meloni accusa il Governo di mettere in croce le imprese con la fattura elettronica per pagare il reddito di cittadinanza.

Il rischio di un trafugamento dei dati

D'altra parte, in queste settimane sono state evidenziate diverse criticità del sistema di archiviazione e tenuta dei dati relativamente alla Fattura Elettronica. L'Agenzia delle Entrate ha cercato di correre ai ripari fornendo delle dettagliate FAQ sul proprio sito istituzionale. Ma i timori sulla sicurezza dei dati non sono scemati del tutto. In una recente intervista proprio a "Il Giornale", Valerio Pastore, ex hacker lui stesso ora convertitosi alla sicurezza digitale e capo della società Boole Server, spiega che, nonostante creda nella necessità della digitalizzazione del Paese, dal suo punto di vista la sicurezza dei dati trattati non è garantita al 100%.

Secondo Pastore, che per ragioni professionali e per passione conosce benissimo queste tematiche, non sarebbero stati predisposti dall'amministrazione finanziaria gli strumenti utili per garantire che la mole di dati sensibili trattati non sia soggetta ad incursioni. Pastore cita, ad esempio, la mancanza totale di tokenizzazione o crittografia per non parlare della tecnologia blockchain, tanto amata dal Vicepremier Luigi Di Maio. Per Pastore, quindi, esiste un problema di sicurezza molto grosso che il Governo dovrebbe risolvere prima dell'avvio dell'obbligo. Infatti, secondo il manager, farlo successivamente, quando arriveranno contemporaneamente milioni di dati, sarà molto difficile.