In Italia la politica economica si delinea fondamentale e strategica per le prossime decisioni del Governo in materia fiscale e previdenziale. Secondo le ultime analisi del Fondo monetario internazionale (Fmi) i Paesi, tra cui l’Italia, con un debito pubblico sempre più pesante e un conseguente aumento della spesa nazionale, rischiano l’introduzione di una nuova tassazione sulla casa di proprietà. L’Fmi sottolinea la necessità di un risanamento per le economie con un debito pubblico molto elevato, in considerazione degli spread alti e del bisogno di maggiori ed ulteriori finanziamenti.

Inoltre gli analisti internazionali prevedono che l’elevato debito pubblico e le sempre maggiori ristrettezze economiche comporteranno nel medio termine un aumento dei pagamenti degli interessi.

Previsioni e avvertimenti che non sono graditi dalla maggioranza di Governo e in particolare dal vice ministro leghista Matteo Salvini, che rimanda al mittente la possibilità di una nuova tassa sulla prima casa, così pure un paventato aumento dell'Iva. La trattativa all'interno del Governo non si arresta. Il premier Giuseppe Conte rassicura che le stime nascono per via di un contesto internazionale che complessivamente rallenta. I nodi politici ed economici, come l'introduzione della Flat Tax, detta anche tassa piatta, sono rinviati, e saranno sciolti in parte, dopo le importanti elezioni europee del 26 maggio prossimo o in autunno in vista della definizione della nuova manovra economica.

I dati economici peggiorano rispetto alle attese

Intanto il Fmi avverte sull’importanza di provvedimenti di alta qualità per arrestare la crescita dell’indebitamento delle economie avanzate, tuttavia in grave difficoltà. I suggerimenti internazionali sono quelli di valutare la sostenibilità delle misure pensionistiche, non ultime quelle che permettono un pensionamento anticipato, come quello previsto con la cosiddetta Quota 100 in Italia.

Le previsioni relative all’Italia da parte del Fmi sono peggiorate, confrontando i dati economici del fiscal monitor, trasmesso in questi ultimi giorni, con quello diffuso a ottobre dello scorso anno, che registra un deficit/pil americano peggiore al nostro, al contrario della Germania che può contare su un avanzo. Sull’ultima edizione del World economic outlook, si evidenzia che il deficit/pil di quest'anno dovrebbe balzare al 2,7% e non più all'1,7% previsto lo scorso autunno dopo un -2,1% registrato nell’anno 2018.

Mentre nel 2020 il dato è stimato intorno al 3,4% e non più all'1,9%. La crisi economica che investe molti Paesi della Comunità europea è più lunga e pesante del previsto, come ammette lo stesso Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea.