Il Decreto crescita è stato approvato nella tarda serata di ieri dal Consiglio dei Ministri dopo una seduta durata ben 4 ore e come recita la formula giuridica "salvo intese". Il che vuol dire, traducendo il linguaggio politichese, che potrebbe essere soggetto ad ulteriori modifiche in sede di discussione parlamentare. Ma, certamente, così com'è introduce delle importanti novità dal punto di vista fiscale. Non solo una nuova versione della Pace Fiscale con l'allargamento anche alle Tasse degli enti locali di usufruire della definizione agevolata delle cartelle esattoriali, ma anche l'abolizione della cosiddetta mini - Ires, cioè la possibilità, per le imprese che reinvestivano i propri utili per la crescita aziendale ed effettuavano assunzioni, di pagare un'imposta sul Reddito delle Società, l'Ires appunto, al 15% anziché al 24% com'è attualmente.
Ma dato che il decreto appena approvato è denominato "Crescita" il Governo M5S - Lega ha previsto, comunque, di procedere ad un abbattimento dell'aliquota, anche se più contenuto e progressivo nel tempo.
Le nuove aliquote Ires
Come sappiamo la mini - Ires era stata introdotta dal Governo giallo - verde con l'ultima legge di Bilancio 2019 approvata dopo molti patemi e discussioni a dicembre 2018. Come accennato essa prevedeva la possibilità di usufruire dell'aliquota ridotta al 15% per quelle imprese che reinvestivano i propri utili in azienda e procedevano ad assunzioni di lavoratori, preferibilmente a tempo indeterminato. Ora il Decreto Crescita ha riportato l'aliquota Ires al 22,5% a partire dal prossimo anno.
Comunque, entro il 2022 l'aliquota dovrebbe essere fissata definitivamente al 20%.
Le altre misure a favore delle imprese
A parte questa parziale retromarcia sull'Ires, il Decreto crescita contiene diverse altre importanti novità a favore delle imprese per dare una scossa all'asfittica economia italiana. Come mette in evidenza Il Fatto Quotidiano è stato prorogato il cosiddetto super - ammortamento del 130% per gli investimenti in beni strumentali che rischiava di scadere a giugno.
Gli imprenditori, inoltre, potranno usufruire di una percentuale maggiore di deducibilità dell'Imu sugli immobili strumentali dalle imposte sui redditi. Questa percentuale, infatti, è stata innalzata dall'attuale 40% al 50%, almeno per quest'anno. Viene anche introdotta una nuova disciplina per il credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo e per il cosiddetto "rientro dei cervelli". Vengono introdotti ulteriori "sgravi ed incentivi fiscali" e nuove disposizioni per tutelare maggiormente il made in Italy come l'introduzione di un nuovo speciale contrassegno che potrà accompagnare il marchio "made in italy" sulle merci italiane destinate all'esportazione. Solo le imprese che producono beni con reale origine in Italia potranno utilizzare questo contrassegno.
Altre importanti novità dal punto di vista fiscale riguardano il credito d'imposta per il pagamento delle commissioni bancarie sui pagamenti elettronici dovute dai gestori dei distributori di carburante, che aveva portato ad uno sciopero generale della categoria a febbraio. Viene introdotto un nuovo regime fiscale per gli strumenti finanziari convertibili.