Il mese scorso Twitter annunciava di aver raggiunto i 200 milioni di utenti attivi del proprio servizio di social network e micro-blogging. Un delizioso e abbondante bocconcino di dati sensibili. Quale migliore strategia è opportuno utilizzare per bucare questi blindatissimi server che contengono così tanto ben di Dio? C'è ancora massimo riserbo sulle possibili origini e sulle metodologie impiegate nei cyber assalti, ma è certo l'attacco che è stato sferzato all'uccellino di Twitter.

 Il direttore della sicurezza, Bob Lord, ha dichiarato che "Gli assalitori erano estremamente sofisticati [...] non è stata opera di dilettanti nè riteniamo si sia trattato di un incidente isolato".

Uno degli attacchi è stato bloccato proprio mentre era in corso, ma nonostante questo si pensa che gli hacker potrebbero essere riusciti ad avere accesso a identità, password, indirizzi e-mail e altri dati relativi a più di 250 mila iscritti che pertanto sono a rischio. "A titolo di misura precauzionale", ha rassicurato Jim Prosser portavoce della piattaforma di micro-blogging, "le password interessate sono state così criptate o direttamente annullate, e messaggi di avvertimento sono in corso di notifica ai diversi interessati."

Può stare tranquillo chi non ha ricevuto nessuna comunicazione di allert da parte di Twitter? Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, dunque, in attesa di conoscere il risultato finale delle indagini in corso è consigliabile seguire in ogni caso le norme di sicurezza dettate dal buon senso: cambiare frequentemente la password evitando criteri di scelta molto semplici e comuni come date di nascita, mix di nomi e cognomi propri, di figli e consorti, ecc..