Twitter può farlo, intentare una causa contro il governo degli Stati Uniti, contro il presidente Donald Trump, per salvaguardare la privacy di uno dei suoi innumerevoli utenti. Pare che per gli indistruttibili giganti della silicon Valley sia possibile anche questo, e, stando ai risultati, sembra che la volontà di non indietreggiare neanche un centimetro davanti all'arroganza del "potere costituito", alla fine abbia premiato la tenacia del social più popolare insieme a Facebook.
Twitter contro l'agenzia delle Dogane americana
E' cominciato tutto con il deposito, circa un paio di settimane fa, di due enormi fascicoli presso il Northern California District.
Il noto social network, Twitter, avrebbe fatto causa nientemeno che al Governo degli Stati Uniti d'America: e fin qui nulla di strano, se ci troviamo nella nazione della democrazia e della libertà. Ma non si spiega perché la nota "agenzia delle Dogane americana" (Cbp) che risponde direttamente agli ordini del magnate, avrebbe cercato con ogni mezzo di venire a conoscenza di alcune informazioni private (ecco la violazione della privacy) riguardo un account sospettato di boicottare l'operato del presidente Trump.
Seguito da 123mila follower, l'account accusato di tramare contro Donald Trump corrisponde al nome di "ALT_Uscis", e da quanto trapela, pare sia nato (guarda caso) proprio con l'ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca.
Sembra inoltre che da allora svolga un azione "fortemente critica", di netto contrasto riguardo l'operato dell'attuale amministrazione, soprattutto in merito a temi sociali e alla posizioni considerate troppo estremiste nei riguardi del flusso dei paesi mussulmani in America, piuttosto ostacolati dall'attuale politica americana.
L'account minaccioso
Alla base dell'azione legale del noto social contro il Dipartimento di Sicurezza Interna, c'è appunto la richiesta del servizio delle Dogane, che pare abbia inoltrato "pressanti richieste a Twitter", per venire a conoscenza dell'identità celata dietro l'account sospettato, in apparenza nient'altro che uno dei numerosi profili indipendenti da quelli istituzionali del governo statunitense.
Fonti in merito specificano che sotto le mentite spoglie dell'account sospetto non vi sia "alcun sabotatore", ma che si tratterebbe semplicemente di uno dei molti profili gestiti da impiegati delle agenzie contrarie alle politiche governative del presidente.
Tutto ciò pone l'accento sul valore della privacy, ma anche della libertà di opinione: svelare l'identità dell'account, per i legali di Twitter significherebbe "tornare indietro di secoli", instaurando un monopolio del pensiero. Va rispettata la libertà di opinione, incalzano, anche se ciò comporta esprimere il proprio dissenso sull'operato del presidente. Senza contare poi che la Corte Suprema americana dispone chiaramente di un emendamento (Il Primo Emendamento della Costituzione Americana) che tutela la libertà di espressione e, dunque, anche la libertà di esprimere la propria opinione politica.
Per i legali di Twitter svelare l'identità del proprietario di ALT_Uscis, sarebbe un " torto alla libertà di parola": questo spiega in modo deciso la netta opposizione. Ma pare che alla fine i legali del social più famoso del mondo abbiano avuto la meglio, facendo finalmente un passo indietro ora che il governo ha esplicitamente dichiarato di aver ritirato la richiesta. Sembra che questa volta abbia vinto davvero la libertà di parola, come annunciano i media.