Presto avremo il social network dei vicini di casa. Approda anche in Italia la creatura di Nirav Tolia, il quarantenne statunitense, di origine indiana, laureato in fisica, che sfida Facebook con il suo social street Nextdoor (la porta accanto). Nato in California nell’ottobre del 2011, nextdoor è presente in oltre il 70% dei quartieri statunitensi, da quelli più popolari a quelli dei ricchi. Ha spopolato anche in Inghilterra, Olanda, Germania, Brasile e Francia e nel 2018 raggiungerà il nostro paese.
La filosofia del social è semplice, è viene riassunta con un esempio: immagina che una mattina perdi il tuo cane, molti potranno esprimere su facebook tanta solidarietà, ma sarà il tuo vicino online che grazie a Nextdoor potrà conoscere il tuo problema e trovare presto il tuo cucciolo smarrito per le vie del tuo quartiere.
E a quanto pare, Julia Roberts avrebbe ritrovato il suo labrador proprio grazie ad un vicino di casa che ha letto la richiesta di aiuto postata su Nextdoor dall’attrice americana.
Il progetto, insomma, nasce dalla constatazione ormai evidente anche in Italia di un certo scadimento e di un grave impoverimento dei rapporti sociali tra vicini, che ha anche come conseguenza un pericoloso degrado urbano. Nextdoor potrebbe persino funzionare come strumento di controllo del territorio in cui hai la tua casa e la tua famiglia, grazie alle pratiche di buon vicinato che intende favorire attraverso il web. L’idea dovrebbe migliorare i rapporti tra persone reali che si incontrano ogni giorno sulle strade del quartiere o al panificio e si conoscono quindi fisicamente.
Può servire a trovare una babysitter o ad organizzare una giornata in bici nel quartiere per conoscersi meglio
Nirav Tolia ha capito che le piccole comunità di quartiere sono una miniera da sfruttare, naturalmente anche in senso commerciale: indicando i migliori locali del quartiere, gli affitti e il valore delle case, mettendo in vendita sul social street quello che ti avanza in casa, ecc.
Si recupera così la tradizione degli annunci commerciali territoriali, funzionando come una sorta di quotidiano di quartiere ricco anche di proposte per gli acquisti.
Ma con un social street puoi anche socializzare con i tuoi vicini e sviluppare pratiche di buon vicinato nella tua strada di residenza, condividendo la impellente necessità che hai di un po’ di zucchero, come anche portare aventi progetti di solidarietà, scambiarsi notizie sulle varie professionalità esistenti in zona; traendo tutti i benefici che possono nascere e sviluppare da una maggiore interazione sociale favorita dalla rete di un social network.
Un’idea che da qualche tempo funziona già in Italia. A Bologna c'è da qualche tempo un social street fondato dai residenti in Via Fondazza. Stanno sperimentando che limitare la formazione di singoli gruppi che comunicano in rete, residenti in un territorio circoscritto e dalle ridotte dimensioni, come appunto un quartiere, facilita il passaggio dal virtuale al reale, tenendo meglio conto delle peculiarità del proprio habitat.
Un primo censimento di social street dice che sono già oltre 450 i gruppi sorti in pochi anni in Italia ed all’estero che si rifanno al modello social street.